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venerdì 24 dicembre 2021

VIS MEDICATRIX NATURAE

VIS MEDICATRIX NATURAE

Esiste in tutti gli organismi viventi, quindi, forse per qualcuno sorprendentemente, anche in noi, una forza innata e potente di autoguarigione.

Ebbene sì, nonostante diventati una pallida copia maschero-vestita dei fieri scorrazzatori bipedi, già in grado di capire un paio di milioni di anni fa le potenzialità endogene di  organismo tutto in divenire, nutrendolo sapientemente con luce solare, movimento fisico e riposo, oltre che alimenti ricchi di vita, ancora oggi, benché consumati dall’eccesso glicidico, inflacciditi dall’ipocinesia, avvelenati da fumi, miasmi, rumore, instupiditi da schermi luccicosi   e soffocati da stritolanti  scatole di lamiera, il nostro martoriato corpo (leggasi corpo-mente), può, per alcuni più, per altri meno, tirarci fuori dai guai.

Autoguarigione … Parola che evoca magia e rituali ancestrali, ma nulla di tutto ciò (anche se alcune particolari forme ritualistiche possono potenziare questa capacità) serve per attuare questo affascinante processo; il nostro organismo si oppone ad un equilibrio alterato semplicemente innescando uno stato difensivo (od offensivo, dipende da come vogliamo vederlo) al quale abbiamo dato il nome di malattia. Eh già, lo stato di malattia esprima il potenziale di autoguarigione e autoregolazione di un organismo. Senza scomodare bioetica e filosofia (ambiti che richiederebbe un argomentatore decisamente più dotto del sottoscritto), possiamo addirittura inquadrare la morte come un processo riparativo, come l’extrema ratio del nostro corpo, l’ultima spiaggia della guarigione. Un concetto molto affascinante, capace di mettere sotto una luce diversa lo scopo stesso della vita e il rispetto che questa, in tutte le sue forme, merita.

“Il luogo ultimo di riposo è la Salute.

La morte non è la fine, Più ci si prepara alla morte meno essa ha un’accezione spiacevole. Riposate e meditate sulla vostra morte senza pensare. Calatevi soltanto nella domanda”. (James Jealous)

Ma basta digressioni. 

La malattia è, dunque, parte integrante del percorso di guarigione, anzi di autoguarigione. 

Da qui deriva, naturalmente, tutto il processo di personalizzazione della cura, evidenziando come non sia tanto importante il tipo di problematica che colpisce un individuo, ma piuttosto il tipo di persona che deve affrontare tale problema. Il paradigma è capovolto rispetto a ciò che siamo abituati sentire, ma sublima l'essenza stessa del concetto di terapia (prendersi cura), come un vero dedicarsi a chi si ha di fronte.

L’Osteopatia Tradizionale in tutto ciò si pone come arte e filosofia di cura, come vera forma di accoglienza di un corpo in sofferenza, come abbraccio ristoratore, non già atta a risolvere qualcosa, bensì fondamentale per potenziare un qualcosa che c’è già, una Salute sempre presente, una possanza sopita, bisognosa solo di un piccolo aiuto. L’Osteopatia Tradizionale è quell’aiuto.

“Levate tutti gli ostacoli e quando ciò sarà fatto la Natura farà gentilmente il resto” (A.T. Still).

In quest’ottica diventa terribilmente affascinante il rapporto Olistico con il nostro essere e con ciò che ci circonda, definendo Salute proprio la bontà di questo rapporto e non l’assenza di una malattia. Riposare in noi stessi, al pari di poterci muovere (e commuovere se parliamo anche di emozioni) liberamente nell’ambiente che ci circonda, interagendo con chi emana vibrazioni affini alle nostre, nutrendo il nostro corpo (e la nostra anima) di Vita, coltivando le nostre passioni e i nostri affetti è, inequivocabilmente, la strada per stare bene e una Via di potenziamento della nostra “Vis Medicatrix Naturae”.

Concludendo un pensiero al Natale 2021. Vi (ci) auguro un istante di Pace, un solo istante, ma che sia così profondo ed intenso da concedervi (ci) di scostare il velo e guardare oltre, sentire il vento che sussurra tra gli alberi, la frenesia di un’ape al lavoro, il guizzo di un pesciolino appena sotto la superficie del mare, la salsedine che bagna il volto e la pioggia che lo purifica, un fiore che nasce tra i sassi, un abbraccio che si perde nel tempo, il russare di un cagnolino felice.

Fede


“Mettersi in relazione con la Natura comincia con l’ascolto” (J.Jealous)


La foto rappresenta Crusca e mi appartiene