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martedì 30 gennaio 2018

Università



>QUANDO L' UOMO COMUNE CAPISCE DIVENTA SAGGIO.
QUANDO IL SAGGIO CAPISCE DIVENTA UN UOMO COMUNE<


Da oggi, ufficialmente, Palestra Stile Libero-Laboratorio Motorio diventa azienda convenzionata con l’Università degli Studi di Genova, facoltà di Medicina e Chirurgia, come sede di tirocinio per gli studenti del Corso di Laurea in Scienze Motorie.
La cosa mi rende particolarmente soddisfatto, credo che lo smarrimento e il senso di inutilità e sconforto riscontrabile in gran parte degli “scienziati motori” sia imputabile proprio alla precaria e, soprattutto, dispersiva formazione ricevuta in facoltà e, nel mondo a tutta velocità odierno, rimanere tagliati fuori dal mercato del movimento è, anche vista la feroce concorrenza, un attimo.






Poter contribuire alla formazione degli studenti acquista, dunque, una molteplice valenza: fondere lo studio accademico con l’esperienza sul campo, confrontarsi con una realtà viva e pulsante, costruita con una visione laterale del movimento, assaporare il gusto profondo ed intenso della contaminazione come occasione di crescita, mettersi in gioco ed assumersi le proprie responsabilità.
Io sono pronto, anzi prontissimo, così come il primo tirocinante, Nicolò; se avete voglia di cogliere un’occasione, beh, ora sapete cosa fare.
SL.A.
“Gli uomini che rallentano e temporeggiare prima di decidere arrivano secondi. E io non sono uno di quelli. E.M.”

mercoledì 3 gennaio 2018

APPROCCIO OSTEOPATICO






>ARTI MARZIALI E OSTEOPATIA<

Trovo un singolare parallelo tra lo studio delle Arti marziali e quello dell'Osteopatia: una difficoltà iniziale ad entrare in un'ottica diversa, in una visione laterale delle cose, ma lo stesso entusiasmante coinvolgimento appena se ne riesce a percepire l'essenza.
Sono fortemente attratto da una particolare "branca" dell'Osteopatia, quella che viene definita "Funzionale" dove, per farla (molto) breve, i tessuti disfunzionali vengono posizionati in una situazione di riposo definita - Neutro Dinamico - esplicitazione che trovo particolarmente affascinante e strettamente connessa con il mondo delle Arti Marziali.
Punti cardine:
1) L’induzione iniziale del movimento in ciascuna delle direzioni elementari è piccola (non estesa) e le forze applicate sono minime
2) Il movimento viene portato verso la percezione di un brusco aumento di cedevolezza; la risposta si manifesta attraverso una minore percezione di resistenza alla pressione esercitata dalle dita che controllano il segmento in disfunzione (contemporaneamente, i movimenti si allontanano dalla direzione opposta di crescente resistenza)
3) Vengono combinate le singole direzioni rotatorie e traslatorie, controllandole al fine di ottenere un dolce movimento corporeo di torsione ad arco. L’ordine con il quale vengono indotte tali direzioni non è importante.
4) L’ultima fase della procedura funzionale prevede la richiesta di una specifico contributo di respirazione attiva, da effettuarsi nella direzione (inspirazione o espirazione) di ulteriore aumento di cedevolezza. Ad esempio, se si tratta dell’inspirazione, si inviterà il paziente a fare un respiro profondo, lentamente, e poi a trattenerlo per un poco.
5) Questo intervallo respiratorio, che si andrà ad aggiungere al continuo feedback di resistenza decrescente, permette all’operatore di completare attivamente la combinazione delle direzioni traslatorie e rotatorie più adatte ad ottenere il rilasciamento tissutale.
6) Il ripristino della simmetria motoria consente il ritorno alla posizione di riposo, lungo la linea mediana, non ostacolato da alcuna resistenza precedentemente percepita (feedback palpatori simmetrici).
Esulando da tutti i tecnicismi sia legati all'Osteopatia sia alle Arti Marziali (evidenti e ipotizzabili), tutto questo mi richiama alla mente una frase:
"Se il tuo avversario ti attacca con impeto, ricevilo con leggerezza. Se ti attacca con leggerezza, ricevilo con leggerezza" K.M. 10° Dan
E il parallelo continua:
"La scienza osteopatica ha molto da offrire se lavorate con forze interne che fanno emergere i processi di guarigione. È meglio lavorare con queste forze piuttosto che applicare qualcosa dall’esterno." W.G.Sutherland
“Shiki soku ze ku - Ku soku ze shiki
Tutti gli aspetti della realtà visibile equivalgono al vuoto (nulla) -
Il vuoto (nulla) è l'origine di tutta la realtà”. G.Funakoshi
La Mano Vuota marziale.
La Mano Vuota osteopatica.
Tutto questo si riflette, inevitabilmente, nella pratica, sia Marziale che Osteopatica …


Il racconto di percorsi personali.
>L’ARTE DI DIRIGERE LO SPIRITO E IL TRATTAMENTO OSTEOPATICO<

Parto sempre spavaldo. Non c’è problema, mi dico.
Poi arriva la paura, catalizzata da un senso di inadeguatezza, essere al posto sbagliato al momento sbagliato; i pensieri corrono ad inseguire un appiglio, un’ancora di salvezza; il cervello viene rivoltato alla ricerca di un qualcosa già visto, già vissuto al quale potersi aggrappare. Nulla. Uno scavo troppo consapevole per essere profondo, troppo pensato, troppo cosciente per riuscire a raggiungere la mia porzione primitiva, la mia parte libera.
Il tutto accade nel tempo di una stretta di mano poi, incredibilmente, l’orologio rallenta, fino a quasi fermarsi e, nello stesso istante accelera, fino quasi a travolgere. Domande, risposte, gesti, consuetudini, protocolli, test, prassi, appunti … tutto scorre davanti ai tuoi occhi come un vecchio film in bianco e nero; sei spettatore, ma anche un attore protagonista.
In un attimo durato minuti, ti trovi con le mani appoggiate sul corpo.
Subito un flash ad immagini multicolori, i libri di anatomia inondano il pensiero, ma l’inconscio li scaccia subito: “solo i tessuti sanno (R.B.)” e con quelli cerco di interfacciarmi.
Tutto, improvvisamente, cambia.

 

Non è più pensiero, è solo azione, anzi, possiamo dire che pensiero ed azione vadano a coincidere; ricordate? ”tutti gli aspetti della realtà visibile equivalgono al vuoto (nulla); il vuoto (nulla) è l’origine di tutta la realtà (G.F.)”; per un attimo mi perdo nel vuoto per, immediatamente, tornare al pieno, in una danza ancora aliena, nella sua affascinante complessità, ma allo stesso tempo così familiare, come se la conoscessi da sempre.
Le mani, meno sapienti, ancora, rispetto a ciò che vorrei, si muovono “in ascolto”; palpabile è l’abissale differenza tra un’anatomia descritta e una reale: nulla è dove dovrebbe, ma c’è tutto, in un ordine perfetto, ma terribilmente personale. I ritmi del corpo che tocco diventano i miei, cerco di distinguerli, di separarli, di analizzarli; il cranio mi parla, l’addome mi parla … o forse sono solo spettatore di un dialogo corporeo? Poco importa, cerco di decifrare un linguaggio codificato del quale sto imparando, poco alla volta, la “Stele di Rosetta”; cerco densità anomale, ritmi stonati, provo ad unire tessere di un puzzle dagli incastri multiformi e mutevoli.
Non c’è una soluzione univoca, ma c’è la mia; devo mettere una parte di me in ciò che sto facendo, “Kyu Shin Ryu - l’arte di dirigere lo spirito”, entrare completamente in sintonia con chi si offre al trattamento: empatia, se vogliamo, un’assonanza profonda, quel sentire/soffrire dentro che diventa vibrare insieme, sulla stessa lunghezza d’onda.
Cinque anni fa mi venne detto: “l’Osteopatia è una chiacchierata con il Sistema Nervoso”. Presi per buona la frase, ma non riuscii a farla mia.
Quasi come un mantra, però, quelle parole (apparentemente) senza significato ho continuato a ripeterle ogni giorno, fino ad inciderle dentro e, adesso, quasi alla fine di un viaggio, che sarà l’inizio dello stesso, comincio a comprendere, a vedere; le mani sul cranio e sull’addome le metto sempre, gesti che mi danno sicurezza e, soprattutto, informazioni … cranio e addome, dove, più che in altri luoghi, l’energia del sistema nervoso è pulsante.
Presente, ma neutro, non voglio invadere, ma solo fare parte; provo, con rispetto, a indurre qualche movimento, a liberare un piccolo impedimento, a far sì che il corpo che mi accoglie trovi una sua strada, anche solamente un passo alla volta, senza fretta.
Un respiro profondo e tutto finisce, mi sveglio da un torpore meditativo quasi spossato, ma bollente di energia nuova, pronto a ricominciare, con la stessa spavalderia, con la stessa paura, con la stessa voglia di riprovare a dirigere lo spirito.


>IL TOCCO OSTEOPATICO, L’ASCOLTO OSTEOPATICO<

Appoggio le mani.
Respiro profondo e chiudo gli occhi.
Preferisco, almeno inizialmente, non avere interferenze visive, lascio che il tatto “vada in esplorazione” senza condizionamenti esterni: avere uno schema mi serve solo per poterlo abbandonare.
Cerco di pormi in ascolto.
Per un istante, invisibile, ma presente, spengo anche la coscienza, voglio che il dialogo sia solo “sensoriale”, scambio informazioni silenziose e, quindi, estremamente potenti; se desidero ricevere, devo dare qualcosa di mio.
Riesco a vedere, nonostante gli occhi chiusi, grazie al tocco, “mani che vedono e che sentono”, mi venne detto tempo fa, ma non capii … il significato è molto più profondo di quello che sembra, esula da un concetto esprimibile a parole, come profonda è la nuova capacità di interfacciarsi con chi si ha di fronte; mi muovo delicato, consapevole di rapportarmi con qualcosa di vivo, ma deciso, in modo da scegliere con che struttura confrontarmi, superficiale o profonda.
Gli occhi, ora, sono aperti, ma la vista è solo nelle mani che, libere da preconcetti, decidono cosa farmi vedere, anzi, cosa farmi ascoltare.

SL.A.