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martedì 18 agosto 2015

Lo strano caso del dottor Salute e del signor Malattia

L'articolo di oggi è ESCLUSIVAMENTE frutto di pensieri e riflessioni personali. Non vuole assolutamente dare consigli in merito al trattamento di malattie o supposte tali. Rispecchia le credenze dell'autore e quindi assolutamente opinabili.
L'unico obiettivo è quello di far riflettere.
Buona lettura.



LO STRANO CASO DEL DOTTOR SALUTE E DEL SIGNOR MALATTIA



Vivere in un’epoca dove la conoscenza viaggia a velocità incredibile su canali di immediata reperibilità è, ovviamente, una fantastica possibilità di crescita e, di contro, un drastico taglio alla possibilità di costruire un’esperienza d’apprendimento “reale”. Questo diventa esasperato quando coinvolge le sfere non troppo ben definite, a mio avviso, di “salute” e “malattia”.
Mi spiego. La velocità di ricezione di risposte non permette una vera e propria interiorizzazione dei problemi che le richiedono. Arriviamo al concetto cardine dell’argomento di oggi e facciamolo con un esempio un po’ assurdo, un po’ azzardato, ma che riesce a rendere bene l’idea di ciò che voglio spiegare:
mi spuntano alcune pustole suppurative sul corpo, diciamo nel cavo ascellare, mi scatto una foto e la piazzo su un motore di ricerca del web, oppure accedo ad un forum di medicina e descrivo con dovizia di particolari la problematica. In quattro e quattr’otto ho la risposta: idrosadenite suppurativa o acne inversa; consigli su cosa fare, a chi rivolgermi, che prodotti prendere bla, bla, bla. Fantastico direte voi. Terribile dico io. Ho ricevuto una risposta (sperando che sia esatta) nel minor tempo possibile, ho elaborato una serie di informazioni che hanno l’obiettivo di risolvere in fretta il problema, attuo tutto il protocollo terapeutico ricevuto per porre fine a quella che (erroneamente?) consideravo un’avversità.
Se mi reco dal medico, tutto sommato, il procedimento è lo stesso, c’è un po’ più di tempo da perdere, forse la sala d’attesa, magari una piccola visita, ma tutto sommato il risultato è quello: domanda, risposta e soluzione immediata per risolvere ciò che viene richiesto. Attuazione delle raccomandazioni prescritte. Poco più o poco meno il discorso è sempre simile, ci si possono inserire delle analisi particolari, qualche esame, magari nel giro di un po’ di tempo, ma la cosa fondamentale è la velocità di risoluzione dell’intoppo.
O di ciò considerato tale.
In tutto questo conoscere ad alta velocità non ho il tempo per fermarmi a ragionare.
Allora facciamolo insieme.
Che cos’è la salute e che cos’è la malattia?
Domande alle quali, contrariamente a ciò che si può pensare, non viene facile dare una risposta.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nella storica definizione del 1948 definiva la salute “… uno stato che non è descritto dalla semplice presenza o assenza di malattia, ma uno stato di completo benessere fisico, mentale e psicologico - emotivo e sociale”. Ok, detto tutto e detto niente. Questa definizione introduceva la soggettività della valutazione della propria salute e, ponendo l’accento non solo su aspetti medici, aveva aperto la strada negli anni ’80, alla valutazione della qualità della vita e, negli anni ’90, al coinvolgimento attivo e attento dei pazienti alla valutazione degli interventi sanitari. Nel contempo ha però spinto e portato ad un eccesso di medicalizzazione ponendo come obiettivo il completo benessere fisico, mentale, psicologico - emotivo e sociale: un traguardo impossibile per molti. Inoltre, a fronte dell'invecchiamento della popolazione globale con conseguente incremento delle malattie croniche viene sottovalutato la capacità dell’uomo di far fronte autonomamente alle sfide fisiche, emotive e sociali, affrontabili con soddisfazione nonostante una malattia cronica o una disabilità. Aggiungerei anche l’introduzione, in anteposizione netta a quello di salute, del concetto di malattia, ribadendo con forza l’accezione negativa di quest’ultima. Ma siamo sicuri che sia negativa per forza?
La domanda che mi viene spontanea è: se ho un problema qualsiasi, mettiamo il raffreddore, quindi mi cola il naso insistentemente e starnutisco spesso  e prendo un farmaco (quindi combatto la malattia nel modo più diretto e veloce possibile, alla ricerca del completo benessere fisico bla, bla, bla…) per fare in modo di non starnutire più e uno per liberare il naso, sono in salute? Ho solo silenziato i sintomi del raffreddore? Ho evitato di ascoltare un messaggio del mio corpo?
La salute deve, a mio avviso, essere considerata una condizione di equilibrio dinamico, flessibile, sempre nuovo, sempre da ricercare, da riperdere, da ricostruire tra il soggetto e l’ambiente (umano, fisico, biologico, sociale) che lo circonda; una sorta di capacità di adattamento e di autogestione di fronte alle sfide sociali, fisiche ed emotive.
Credo che questo sia un concetto già presente nella storia dell’uomo, ma dimenticato, la “Vis Medicatrix Naturae (motto latino che riassume uno dei principi della medicina Ippocratica, la capacità di auto guarigione del corpo) è l’ineguagliabile capacità autonoma che il corpo ha di adattarsi e ri-organizzarsi, tanto che è da sempre noto l’aforisma: Medicus curat, Natura Sanat; lo stesso Still, padre dell’Osteopatia soleva dire: “Levate tutti gli ostacoli e la Natura, gentilmente, farà il resto”. La storia dell’uomo, dunque nasce con ben chiaro il concetto di salute e non ha quello di malattia; la dicotomia diventa palpabile in epoche recenti, quando la malattia diventa praticamente una condizione non risolvibile se non con un rimedio chimico, farmacologico. Come nel fantastico romanzo di R.L.Stevenson, “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor. Hyde”, siamo andati da soli a creare un qualcosa che già ci apparteneva, già albergava in noi, ma l’abbiamo manifestato dandogli un nome, l’abbiamo costruito tout-court, donando ad un segnale ben preciso del nostro organismo un significato in assoluto negativo, quindi da combattere, da zittire, da non ascoltare. Un po’ come mettere i tappi nelle orecchie per non sentire i tuoni durante il temporale. Se esco mi bagno. Non sento i rumori che lo caratterizzano, ma il temporale continua ad esserci.
Le malattie non sono mostri esterni che ci aggrediscono improvvisamente, che ci tendono imboscate perché siamo stati sfortunati, perché eravamo al posto sbagliato al momento sbagliato, possiamo considerarle una risposta adattativa alla progressiva regolazione dei sistemi di base. Sono un segnale e la risposta ad un segnale. Sono un messaggio e sono il messaggero.
L’Homo Digitalis, l’uomo a tutta velocità, l’uomo dalla risposta pronta, tutto e subito, salvato dagli antibiotici confortato e sostenuto dai farmaci sintomatici, è diventato in realtà uno smidollato (un Jekyll qualunque, direi), indebolito dalle comodità, senza o con poca forza morale, incline all’ansia (paura senza oggetto), angosciato di fronte alla sofferenza, al dolore, intollerante alla malattia e alla disabilità, quasi fossero condizioni anacronistiche negli anni 2000; per non parlare della possibilità di morire … Battista Codronchi scrisse nel 1595 il suo “De Morbi Veneficis (sulle malattie provocate da stregoneria e streghe); quasi 500 anni di tempo, nemici diversi, senza dubbio, ma la stessa superstizione di fondo che ci mostra avversari soprannaturali e esorcismi ritualistici moderni: la croce sotto il cuscino nel seicento, lo Xanax sul comodino oggi.
Mi chiedo spesso che reazione possa aver scatenato due milioni di anni fa nell’Homo Habilis, nella valle del Turkana, la vista di una morte. Provate ad immaginare cosa possa aver scatenato. Mi sbilancio dicendo che possa essere stata assimilata (con più o meno dispiacere, quello non saprei) come un evento naturale, come un “ritorno alla terra”, come un ritorno alla Natura; certo che oggi, nell’epoca dell’accanimento terapeutico, nell’epoca delle sperimentazioni con farmaci biologici (è un’antitesi, non possono esistere), il concetto di evento naturale lascia veramente pensare molto. Non voglio assolutamente dare giudizi. Mi permetto solo di riflettere.
Vorrei concludere questo nostro viaggio tra salute e malattia con alcuni tratti del romanzo, già citato prima, da cui ho tratto l’incipit di questo articolo . Mi scuso per la forzatura, chiamiamola “licenza letteraria”, nella storpiatura del titolo dell’opera, consideratelo un omaggio all’autore, perché di quello si tratta; una descrizione delle dicotomie dell’animo umano non poteva essere più rappresentativa per la descrizione di una dicotomia creata dall’uomo, quell’inesistente confronto salute-malattia che non è altro che il racconto della nostra stesa vita, di quell’imperfetta perfezione biologica che rappresentiamo.
Salute e Malattia. Jekyll e Hyde.


[…] Giorno dopo giorno, con l’aiuto delle due entità del mio spirito, quella morale e quella intellettuale, mi andai sempre più avvicinando a quella verità la cui parziale scoperta mi ha condannato a questa rovina totale, e cioè l’uomo non è unico, ma duplice. Dico duplice perché il livello delle mie conoscenze non va al di là di ciò. Altri seguiranno, altri mi supereranno sulla stessa via; io mi limito a pronosticare che un giorno l’uomo sarà conosciuto come un insieme di multiformi, incongrue e indipendenti componenti. […] Da molto tempo, prima ancora che il corso delle mie scoperte scientifiche avesse cominciato a farmi intravvedere la possibilità di un tale miracolo, carezzavo l’idea della separazione di tali elementi come un sogno ad occhi aperti. Pensavo che se ciascuno di essi avesse potuto essere collocato in un’entità separata, allora la vita si sarebbe alleggerita di tutto ciò che è insopportabile. […] Era la maledizione del genere umano che questi incongrui elementi fossero così strettamente avviluppati … che nel grembo tormentato della coscienza questi gemelli antitetici dovessero perennemente lottare. Che fare, allora, per separarli? […] E una maledetta sera, a tarda ora, mescolai gli elementi, li osservai ribollire ed emettere fumo nel bicchiere e, quando l’ebollizione ebbe termine, trangugiai la pozione con un impeto di coraggio. […] Scivolai furtivo lungo i corridoi, estraneo in casa mia, e, arrivato in camera, vidi per la prima volta le sembianze di Edward Hyde. […] Sentivo che dovevo scegliere. Le mie due nature avevano in comune la memoria, ma tutte le altre facoltà erano ripartite fra di loro in maniera diseguale. Jekyll (che era un misto delle due) concepiva e condivideva i piaceri e le avventure di Hyde ora con ansia timorosa, ora con bramoso entusiasmo; Hyde, invece, era del tutto indifferente nei confronti di Jekyll. […] E così, nel momento stesso in cui depongo la penna e mi accingo a sigillare la mia confessione, metto fine alla vita dell’infelice Henry Jekyll.

Spero di non avervi annoiato.
P.S.: fino ad oggi non sapevo cosa fosse l’idrosadenite suppurativa.
SL.A.

Bibliografia e sitografia:
Olismologia – L.P.Capello – Tecniche Nuove 2013
Malattia e guarigione – D.Gentilcore – Controluce 2008
L'immagine è presa da: l-antro-della-cultura.webnode.it  

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