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venerdì 19 agosto 2016

Sportivo fai da te? ... Si!!! No Allenatore? ... No ... Ahi, Ahi, Ahi


Sportivo fai da te?
… Si!!!
No allenatore?
… No …
Ahi Ahi Ahi

Il caldo è veramente opprimente. Non c’è sole forte ma qualche raggio filtra nel labirinto di nubi e, se colpisce, lascia il segno.
Quello che sconvolge è il tasso di umidità; ti avvolge in un soffocante abbraccio, permea ogni più piccola parte del tuo corpo, respirare diventa faticoso, lo stesso atto del sudare … ti fa sudare.
Lui è lì. Compresso in una taglia “L”, quando forse doveva accompagnarla con la X, ma come non dare credito ai consigli alimentari della rivista specializzata alla quale sei abbonato: “sai, è specializzata; non la trovi in edicola”, quella promessa delle due taglie in meno in quindici giorni, proprio prima delle vacanze estive, era veramente allettante; mah, sarà stato il cambio d’aria, gonfia sempre.
Decide, con un impeto d’orgoglio di sollevarsi sui pedali, quando la pendenza chiama, è giusto farsi trovare pronti. Il colore del volto è un raccapricciante cremisi, tendente al violaceo direi, risultato della sommatoria tra le violente esposizioni ultraviolette della spiaggia, l’anossia portata dallo sforzo fisico estremo e, probabilmente, una tendenza smodata agli aperitivi alcolici: “La vita è una, bisogna godersela”.

Alza sbuffante lo sguardo, vuole mettere a fuoco la vetta, errore fatale, perché la distanza lo colpisce con un pugno alla già, fin troppo martoriata, faccia. È un duro, devo ammetterlo, non molla; con consumata esperienza gioca con i rapporti della bici, gli ingranaggi sapientemente eseguono al millimetro ogni richiesta; non mi aspetto nulla di diverso da un mezzo che vale svariati migliaia di euro. Ancora un colpo di pedale, ancora uno … Nooooooooooo!
Sgancia (in extremis) un piede dagli attacchi delle pedivelle e lo poggia a terra. Scuote il capo e, dalla borraccia trasparente, avidamente comincia a bere parecchi sorsi di un liquido verdaceo che sembra, però, rinvigorirlo.
Peccato, mancava veramente pochissimo alla cima.
Decide, intelligentemente, di non rischiare. Scende e per i pochi passi che lo separano dalla vetta, conduce orgogliosamente il mezzo, a piedi. Respiro profondo, guarda indietro e, scruta la profondità della voragine che ha appena superato; leggo sfida nei suoi occhi, leggo voglia di rivalsa, leggo quella sana rabbia agonistica … sembra dire “la prossima volta sarai mia”.
Ancora una sorsata alla pozione verde, una tastata al fondello, come a sincerarsi della presenza di tutto l’armamentario necessario, e via, alla bersagliera, nuovamente in sella.

La strada pianeggiante gli permette di schizzare “come il vento”, rapporto agile, mani basse sul manubrio. Lo so che dentro di lui sta ancora pensando alla salita.
-Tratto da una storia vera-
La “salita” in questione è quella che dal “ponte di ferro” porta su “Via Caprazoppa” … per chi non è pratico, è una rampetta di 20 metri circa.
L’estate porta improvvisazione sportiva, lo so e lo posso capire; la luce del sole, le belle giornate, il tempo libero invogliano a mettersi in gioco, anche perché il movimento è parte del nostro essere uomo, quindi mi sembra normale che appena abbiamo un po’ di tempo per riuscire ad ascoltare il nostro corpo, i suoi messaggi di “mettersi in moto” vengono ascoltati e messi in pratica. Quei messaggi, però ci sono tutto l’anno, sarebbe opportuno riuscire ad avere tempo e voglia di ascoltarli sempre. Chiusa parentesi.
Faccio un discorso un po’ generale, anche se piuttosto attinente alla realtà, qualche bella eccezione esiste, soprattutto fra i più giovani, ma tutto sommato le cose stanno così: mettersi in moto, magari leggendo qua e là su internet i consigli “degli esperti”, particolarmente quando è un po’ di tempo che “si sta fermi”, potrebbe essere più rischioso che benefico. L’organismo ha bisogno di adattarsi alla nuova condizione un po’ in tutti i suoi “sistemi”, a partire da quello nervoso, quello ormonale, circolatorio fino a, ovviamente, quello muscolo-scheletrico. Un’attività improvvisata o svolta saltuariamente (ma anche svolta con certa frequenza), che non tenga conto delle precipue richieste del corpo che la pratica, oltre ad essere fallace dal punto di vista prestativo (obiettivo posto: salute, benessere, dimagrimento, prestazione sportiva …), risulta essere controproducente (aumenta il rischio di infortuni, il rischio di un abbassamento delle difese immunitarie, di una sovrastimolazione neuroendocrina, con successivo effetto rimbalzo …) e, quindi, nella migliore delle ipotesi, portare ad un abbandono dell’attività stessa.
Copiare le tabelle di allenamento “dei campioni” in rete o sulle riviste è, forse, ancora peggio.
L’ideale è rivolgersi sempre a personale qualificato, che previa una valutazione delle condizioni di partenza, costruisce un programma personalizzato atto, in primis, ad ottenere un miglioramento della fitness personale (in poche parole dei parametri generali di salute legati al movimento) e successivamente ad inseguire e, possibilmente raggiungere, gli obiettivi richiesti dall’utente in questione.
Verissimo che muoversi è facile, ma non è la stessa cosa che muoversi in maniera ottimale.
L’allenamento è molto più di quel che sembra.
Se non volete fare la fine del nostro amico ciclista …
Palestra Stile Libero – preparazione fisica a 360°.
SL.A.
P.S.: ovviamente il titolo è preso da qui: https://www.youtube.com/watch?v=ERkho8bNNrg un lavaggio del cervello mediatico che da anni mi perseguita!
Le immagini sono tratte da:
www.tripofferte.com
rikynova.blogspot.com
www.triesteallnews.it

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