Wikipedia

Risultati di ricerca

sabato 9 luglio 2016

Punta dell'iceberg


Punta dell’iceberg
La storia della punta dell’iceberg non può non rimanere impressa. Ho un ricordo quasi terrorizzato delle lezioni di scienze alle scuole elementari, dove il maestro, abile attore drammatico, descriveva queste montagne di ghiaccio galleggianti con ampi gesti delle braccia e, abbassando il capo con consumata esperienza teatrale, dichiarava alle nostre espressioni attonite e sconvolte: “quello che vediamo è solo il 10% della massa totale del blocco di ghiaccio, la punta dell’iceberg!!! … (pausa ad effetto), il vero pericolo è quello che rimane sommerso; la parte più grande e terribile, sotto la superficie dell’acqua …” e via a raccontare, come monito, la tragedia dell’inaffondabile Titanic, trita e ritrita, ma sempre ad effetto per menti spugnose come quelle dei bambini.
Ovviamente un qualcosa dall’impatto così devastante sull’immaginario collettivo non poteva non avere un seguito, “La punta dell’iceberg” diventa un modo di dire usato spesso nella quotidianità, dal significato facilmente intuibile: “ciò che risulta visibile di una situazione, spec. negativa, e che nasconde, pur lasciandoli intuire, aspetti ben più gravi e complessi; minima parte conosciuta di un avvenimento che, in realtà, è molto più vasto e importante” (dizionari.repubblica.it; dizionario.internazionale.it).

Iniziai a lavorare in palestra con l’arroganza aggressiva dei vent’anni (o poco più), consapevole ma inesperto, preparato ma acerbo; dall’esterno sembrava un gioco, dall’interno avevo una voglia matta di iniziare a giocare.
Punta dell’iceberg.
Ripenso, ogni tanto, ai gesti esagerati del maestro che, complice una rigidità della catena muscolare posteriore (ma a quei tempi non potevo saperlo), faticava a sollevare le braccia in alto e, quell’espressione greve che induriva il suo volto, non era (forse) dettata dalla smania di descrivere la pericolosità dell’enorme parte sommersa dell’iceberg, quanto, probabilmente, dalla difficoltà vera e propria nel compiere il movimento; ma non è la cosa più importante adesso, quello che conta è come avesse ragione.
Ho imparato nel tempo, a mie spese, come la parte visibile del mio lavoro non sia altro che una “misera” punta dell’iceberg; anzi se vogliamo essere precisi il mio lavoro, quello che si interfaccia con i clienti, con i loro desideri, con i loro problemi, le loro gioie e le loro delusioni è SOLO la punta dell’iceberg, una punta piccolissima, un 10% del totale, una piccola (ma allo stesso tempo grande, proprio come un iceberg) massa galleggiante che, sorridente, occulta la maggior parte di ciò che rappresenta occuparsi del movimento delle persone. Aggiornamento continuo, ricerca instancabile, confronto costante, innovazione perpetua … la vera massa dell’iceberg “Educazione Motoria” non si vede direttamente, ma deve essere percepita indirettamente, in modo che quella punta visibile, possa essere scambiata per un gioco.
Quando mi dicono: “come vorrei fare il tuo lavoro, è divertente è facile, è immediato …” sono gratificato perché la punta dell’iceberg è bella visibile, “galleggia” bene; significa che quello che sta sotto ha radici profonde (e potenzialmente potrebbe far affondare il Titanic!).
Su una cosa, però, il mio maestro a scuola aveva torto. La parte sommersa di questo iceberg è quella più affascinante, l’unico pericolo potrebbe essere quello di perdersi in essa, ammaliati dalla sete di conoscenza, dalla voglia di sapere, dalla smania di fare sempre meglio. Niente di terribile, niente sciagure ed affondamenti, ma solo tanto impegno, piacevole impegno.
Ecco come “Punta dell’iceberg” descrive alla perfezione ciò che faccio.
Non è solo un lavoro, non può essere svolto “così, tanto per fare qualcosa” e poi andare a dormire tranquilli, deve essere un modo di vivere, deve diventare una missione.
SL.A.
Le immagini sono tratte da:
www.cim-fema.it
it.wikipedia.org

Nessun commento:

Posta un commento