Vorrei vivere un 2016 meno “Social” e più “Sociale”.
Vorrei vivere un 2016 meno “Selfie” e più “Self Made”.
Vorrei vivere un 2016 meno apparenza e più sostanza.
Vorrei vivere un 2016 dove l’informazione e la formazione
seguano canali e criteri scientifici, accurati, aggiornati.
Vorrei vedere un mondo che studia per migliorarsi, per
crescere, per ritrovare un equilibrio.
Il nostro 2016 seguirà questi desideri, abbiamo cambiato
marcia e scelto il nostro ritmo di crociera, ritmo che non ha le apparenti
forza e velocità dei guru medico-alimetaristici, che non segue le aberranti
mode dei personal trainer-coach-tutor spopolanti un po’ ovunque, ritmo però
costante, martellante, la goccia che poco per volta sgretola la roccia, ritmo
inesauribile di chi investe di passione e voglia di fare il proprio modo di
vivere, ritmo di chi gode per quello che offre, indipendentemente da ciò che ne
ricava.
Come ultimo pezzo dell’anno, un argomento che ci sta
particolarmente a cuore, che per ovvi motivi verrà qui ridotto all’essenziale,
ma che è già più che sufficiente per poter affermare, con orgoglio e
soddisfazione: “Solo da StileLibero …”, perché è facile buttarsi sulla tendenza
del momento e scopiazzare due video menandosela da fighi mentre ben più
difficile è costruire una propria competenza un passo alla volta, con studio,
abnegazione, esperienza. Strada senz’altro molto più ardua, ma sicuramente più
ricca di soddisfazioni.
Allenamento funzionale, ne parlano tutti, lo praticano
tutti, tutti ne conoscono i segreti. Con supponenza ed arroganza. “Si fa così”,
nessuna possibilità di replica. “Perché si fa così?” boh, quello non lo sa
nessuno: il tipo grosso sulla rivista faceva così, quello atletico nel video
faceva così. Nessun dubbio (ed è questa la cosa che più mi spaventa): è così,
non c’è un perché. “Meglio usare i pesi piuttosto che le macchine, come il TRX
non esiste nulla, meglio i manubri dei bilancieri …” tanti blabla, che possono
anche avere un fondamento, ma in generale, non è importante saperlo, non
chiediamoci perché, facciamo così e basta.
Peccato che invece i perché ci siano e che spesso quello
che “si fa così” andrebbe invece fatto in tutt’altro modo.
Viviamo con i nostri dubbi in un mondo ricco solo di
certezze, e ne andiamo fieri. Il dubbio vuole ricerca, studio e mettersi in
discussione. Ed è quello che ci piace fare.
Dedicato a tutti i trainers usciti dalla “Facebook
Universtity”:
APPRENDIMENTO MOTORIO VS ALLENAMENTO FUNZIONALE
Il movimento è necessario alla vita. La vita stessa come
la concepiamo è diretta funzione del muoversi. Non c’è vita senza movimento.
Mantra ripetuti da tutti alla nausea, l’uomo come tale costruito in milioni di
anni dal movimento, per il movimento. Uno degli scopi principali della
rappresentazione interna del mondo esterno creata dai sistemi sensoriali è
quello di guidare il movimento. I sistemi sensoriali sono le vie di ingresso
del sistema nervoso centrale e trasformano l’energia fisica degli stimoli in
segnali nervosi, mentre i sistemi motori usano i segnali nervosi per generare
movimento. Per dirla alla Sherrington: “I motoneuroni (cellule nervose che,
essendo in contatto con quelle muscolari, trasmettono loro informazioni dal
sistema nervoso centrale, convertite così in movimento) costituiscono la via
finale comune del sistema nervoso”.
Uno dei compiti fondamentali dei sistemi motori è quello
di selezionare la risposta appropriata ad ogni momento e di indirizzare su
quell’azione tutto il complesso apparato che realizza il movimento. Questa
frase riassume un po’ l’essenza del nostro “essere movimento” e definisce
ulteriormente quello che andiamo a proporre quando parliamo di allenamento
funzionale, un qualcosa che possa amplificare e rendere sempre più fine,
precisa, puntuale e mirata la risposta del nostro organismo.
Facciamo un passettino indietro … Parlando di sistemi
sensoriali, oltre a riferirci ai classici 5 sensi di Aristotelica definizione:
tatto, vista, udito, gusto e olfatto, teniamo in precipua considerazione anche
un “sesto” senso (che non ci fa “vedere la gente morta”, come nel film con
Bruce Willis, ma bensì ci aiuta a sentirci ancor più vivi), forse il più
importante di tutti per quel che riguarda il movimento: la propriocezione, il
senso che continuamente ci tiene informati sulla posizione del nostro corpo.
Incominciamo a collegare tutti i fili: le informazioni
sensoriali sono necessarie per il controllo motorio (e quindi per il
movimento), i propriocettori dei muscoli (recettori propriocettivi, della
propriocezione), delle articolazioni e dell’apparato vestibolare informano
sulla lunghezza e tensione muscolare, sugli angoli articolari e sulla posizione
del corpo nello spazio, la vista, l’udito ed il tatto forniscono informazioni
sugli oggetti e sull’ambiente che ci circonda e sui rapporti tra il nostro
corpo e questi oggetti; entrambi i tipi di informazioni sono essenziali per la
pianificazione dei movimenti e per il loro controllo in corso di esecuzione.
Affascinante, no? Adesso cominciate a giudicare un po’ diversamente un piegamento
sulle gambe con spinta verso il soffitto di una palla, fatto con i piedi sul
pavimento o con i piedi su di una pedana instabile, vero?
Cerchiamo di rimanere il più possibile sul generico
evitando di addentrarci troppo nella neurofisiologia, ma allo stesso tempo
proviamo a dire qualcosa di interessante.
Spesso viene facile indagare il movimento basandosi
solamente su quella che è l’azione del muoversi; nella realtà, invece, l’azione
è intimamente legata alla percezione, anzi, possiamo dire che sono interdipendenti:
agiamo perché percepiamo e percepiamo grazie all’azione: la percezione non è
solamente, quindi, interpretazione dei messaggi e delle informazioni
sensoriali, ma anche simulazione interna dell’azione. Sarebbe interessante
approfondire, proprio su questo argomento, l’interessante capitolo su neuroni
specchio (https://it.m.wikipedia.org/wiki/Neuroni_specchio
), ci riproponiamo di farlo, vista la complessità dell’argomento, in occasioni
future.
Torniamo a noi. Come vengono integrate le informazioni
sensoriali con i comandi motori? In tre livelli organizzati in modo gerarchico
e in parallelo:
1. Il
midollo spinale
2. Il
tronco encefalico
3. La
corteccia cerebrale
Le aree motorie della corteccia cerebrale possono
influenzare il midollo spinale sia direttamente che attraverso i sistemi
discendenti del tronco dell’encefalo. Tutti e tre i livelli dei sistemi motori
ricevono segnali afferenti sensoriali e vengono influenzati da due sistemi
sottocorticali indipendenti: i nuclei della base ed il cervelletto che agiscono
sulla corteccia cerebrale per il tramite di nuclei di trasmissione talamici.
Come è complesso un qualcosa di così “semplice” ed
immediato come un movimento. Come prendono tutt’altra piega gli allenamenti che
fate, vero?
Tre possono anche essere considerate le principali
categorie di movimento, rappresentate dalle attività motorie:
1. Risposte
riflesse: per esempio risposte a stimoli dolorifici, o il riflesso patellare …
in genere risposte rapide, stereotipate, involontarie
2. Attività
motorie ritmiche: come il cammino, la corsa, la masticazione. Possiamo
considerarle un mix tra risposte riflesse e atti volontari
3. I
movimenti volontari: sono intenzionali ed in buona parte appresi e la loro
precisione aumenta con l’esercizio (con l’allenamento). Più sono perfezionati
con la pratica, minore partecipazione cosciente richiedono.
Non mi dilungherei oltre, mi premeva porre l’accento
sulle basi di quella che è l’organizzazione del movimento e di come esso sia
veramente un meccanismo unico e complesso. Il “banale allenamento” o il
“semplice fare movimento” non hanno nulla di banale e semplice, ma sono, come
abbiamo detto, il risultato di un’ottimale sincronizzazione dei diversi sistemi
interessati.
Gli elementi del repertorio motorio individuale dipendono
dal costituirsi e dal consolidarsi di circuiti anatomo – funzionali tra le
cellule del sistema nervoso. La grande plasticità del SNC fa si che alcuni di
questi circuiti si formino nel tempo e altri si perdano in base ad un processo
di selezione delle connessioni nervose, legato all’interazione di ciascun
individuo con il proprio ambiente (e perché no, anche grazie all’allenamento o
al non allenamento). La conseguenza di questo costante rimaneggiamento del SNC è
che la costituzione di un patrimonio motorio vasto e duttile dipende
dall’attivazione e dalla conservazione di una grande quantità di circuiti
nervosi nei tempi e nei modi in cui questo è possibile. Poiché l’attivazione di
circuiti motori è frutto dell’azione (esperienza di movimento: allenamento), ne
segue che quanto più questa è ricca e variata, tanto più ampio è il repertorio
motorio e tanto più è “funzionale” l’approccio alla quotidianità.
Capite dove volevamo arrivare? Non è tanto l’effettuare
un gesto od un gruppo di gesti a rendere “funzionale” un allenamento (quindi
creatore di un repertorio motorio ampio), ma la gestione di una miriade di
informazioni motorie, l’interiorizzazione delle stesse e il transfer del
risultato sul quotidiano. Questo è quello che cerchiamo di fare (Solo da Stile
Libero … ricordate?) ogni volta che proponiamo un allenamento. Questa non è
moda, non è tendenza, è sfruttare le proprie conoscenze rendendole fruibili a
tutti. Allenamento funzionale, dunque. Niente di modaiolo, semplicemente il
raggiungimento di una qualità motoria che sia spendibile il più possibile nella
quotidianità, creando un bagaglio di “nozioni motorie” e permettendo un
ottimale apprendimento motorio delle stesse cercando di lavorare su quella che
possiamo definire “neuro plasticità”.
Quindi l’apprendimento motorio può essere definito come
una forma di condizionamento dei legami sinaptici (della comunicazione tra le
cellule) che porta alla creazione di nuove interconnessioni di sistemi
neuronali specifici al movimento. L’allenamento funzionale che intendiamo noi
esegue uno step ulteriore, trasferisce questo apprendimento motorio alla vita
di tutti i giorni e/o all’obiettivo specifico di chi lo esegue.
“Muovere le cose è tutto ciò che il genere umano può
fare; … a tal fine l’unico esecutore è il muscolo, sia per bisbigliare una
sillaba che per abbattere una foresta”. C. Sherrington 1924
SL.A.
Bibliografia e letture consigliate
Fondamenti delle neuroscienze e del comportamento –
Kandel, Schwartz, Jessel – Casa Editrice Ambrosiana – 1999
Fisiologia dell’uomo – Alloatti et al. – Edi-Ermes 2002
Biologia dello sport – Weineck – CalzettiMariucci – 2013
Fisiologia dell’esercizio fisico e dello sport – Wilmore,
Costill – CalzdettiMariucci – 2005
Testo illustrato di neuroanatomia – Crossman, Neary –
Springer – 1998
Lotta e sorridi – Fedeli – Sperling&Kupfer – 2015
Immagine tratta da:
www.attivamentelab.it