>ADDOMESTICATI<
“Gli
elefanti al circo, da piccoli, vengono legati con una zampa ad un palo infilato
nel terreno. Provano con tutta la loro forza a liberarsi, ma non riescono.
Quando crescono e, con facilità, potrebbero strappare il palo dal terreno e
scappare, non provano più a farlo, perché credono di non riuscire”.
Ieri
mattina, 27/03/20, sono andato nella MIA palestra.
Per
gli infaticabili controllori della morale e della salute pubblica (qui potrei
aprire un libro, perché me li vedo alla finestra con la siga in bocca ... ma
lascio stare), erano le 6 scarse, sono entrato in macchina davanti a casa mia,
vialetto e parcheggio privato e, dopo alcuni minuti di guida spericolata, alla
Jean Alesi diciamo noi anziani, per le strade deserte, sono giunto a
destinazione, uscendo dal “bolide” proprio davanti alla porta della palestra,
con parcheggio privato, ovviamente.
Tecnicamente
i miei piedi hanno incontrato il suolo solo in prossimità di edifici di mia proprietà
(un cazzo, sia casa sia palestra sono in affitto), comunque, avevo bisogno di
una cosa che era rimasta lì, 18 giorni fa, e sono andato a prenderla.
L’impatto
è stato devastante.
Ho
soffocato le lacrime e vorrei dare colpa della mia ipersensibilità all’infausto
orario del mattino, ma dubito sia stato solo quello.
Passi
il silenzio, passi il buio, passi anche l’assenza di qualsivoglia forma di vita
senziente, ciò che ha fatto peggio è stato il vuoto energetico. Mancava aria.
Potrei
cercare di spiegarlo in parole semplici, ma non voglio. Come esseri vibranti
siamo energia in continuo scambio con l’ambiente e tra di noi; la reclusione
impone delle barriere a questo scambio, barriere che ci costeranno carissime
nel tempo a venire (qualcuno sta già pagando); anzi, a pensarci bene anche il
tempo entra di diritto in questa danza vibratile e, Stile Libero, ieri mattina, era un vuoto di energia e di tempo, tutto immobile in una sorta di anomalia
quantistica.
“Soltanto il silenzio assoluto della mente
può ricevere l’eterno, il senza tempo, il senza nome” (J.K.).
Non
racconto questo per farmi compiangere, non m’ interessa, voglio solo
evidenziare come un microcosmo (ma ben rappresentativo della popolazione) come
la palestra abbia subito un contraccolpo importante a livello energetico; in
questi (fino ad oggi) 18 giorni di chiusura totale, lo scambio di energia che
normalmente avviene e che fa parte del ciclo di nutrimento del paese, della
nazione, del pianeta, ma non solo, dell’intero Universo, in reciproca
comunicazione, non è avvenuto; siamo esseri che esprimono la vita in una sorta
di risonanza; l’evoluzione è avvenuta (anche) grazie alla socialità (anche
grazie al movimento, spesso in socialità, ma guarda un po’), allo sviluppo di
un sistema nervoso adatto all’interazione e, tra le altre cose, l’interazione
con un numero limitato di persone (un paio di centinaia di persone circa, vedi
numero di Dumbar).
La
nostra “biologia”, dunque, è stata creata ed è maturata in un ambiente ricco di
stimoli, da microscopici (basti pensare al nostro microbiota, i miliardi di
batteri, funghi e virus che abitano il nostro sistema digestivo e, con una
visione ampia del nostro corpo, formano una sorta di specie mista di cui Homo è
solo il 10/15%) ad enormi (ambientali per esempio), costruendo ciò che siamo,
umani, bisognosi di competizione, di lotta, di sole, di aria fresca, di
contatto e scambio; impossibile forzare questa naturale propensione alla vita (si
veda per esempio: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/26787876/
).
Non sono
favole che racconto io, questa è la Vita da almeno un paio di milioni di anni,
per quel che ci riguarda; Energia e Vita, due facce della stessa medaglia, la
carenza di una è la carenza dell’altra (ricordate la definizione di Salute? “Capacità
di porsi in relazione con l’ambiente e con gli altri, scavalcando i concetti di
anatomia e fisiologia, ponendo distanza dall’assenza di malattia, ma esaltando
l’espressione di forza creativa universale che ci differenza da un oggetto
inanimato).
Proviamo
ad immaginare un momento, a livello globale, quello che stiamo subendo, corpo e
mente, perché sono la stessa cosa, corpo, mente e Spirito, perché è ciò che ci
rende noi stessi.
Un
disastro. Mi vengono in mente gli occhi degli animali selvaggi, ormai piegati,
che vivono in cattività. Vuoti, tristi, privi di energia.
Io
scelgo di “rimanere primitivo”; mi muovo a piedi nudi, esco poco vestito al
freddo, cerco di muovermi il più possibile, pochi e brevi contatti virtuali,
pochi social network, attività cerebrale più ampia e variabile possibile,
alimentazione sana e zero farmaci. Tento di limitare i danni.
Per
molti queste mie esternazioni non sono altro che farneticazioni di un “folle”,
ne sono consapevole e sono anche abituato, ma sono allibito davanti al fatto che
per gli stessi molti questo momento di “prigionia” sia diventato un particolare gioco: si
inventano slogan, si mettono le luminarie sui balconi, lasagnate come se non ci fosse un domani, catene di ogni tipo e
sfide telematiche di ogni risma. Legittimo, per carità ma mi fa venire in mente
una storia ...
Immaginate
per un attimo di essere nel 1595.
Uno
degli ultimi best seller usciti è: “De Morbis Veneficis – Sulle malattie
provocate da stregoneria e streghe” autore Battista Codronchi.
Una
delle soluzioni paventate dal buon Battista, soprattutto utile a livello
preventivo, immagino, è una comoda dormita con il crocifisso sotto il cuscino.
Non
c’è nulla da ridere.
Torniamo
al 2020.
Quasi
500 anni di differenza, nemici senza dubbio diversi, ma la stessa cieca e
ignorante superstizione di fondo, gli stessi rituali di purificazione
dell’anima vedono la sostituzione della croce con la boccettina di Xanax,
palindromico esorcista dei tempi moderni, fedele compagno delle frenetiche
giornate dell’era digitale.
Addomesticati.
Credo
di comprendere da dove salti fuori tutto l’ottimismo, diciamo Serenase-mediato ,
per un post pandemia, post virus, chiamatelo come volete, all’insegna del
“volemose bbene”, della rinascita della specie (cit.), del ritrovarsi umani
(cit) ... cioè, per farvi capire, c’è gente che boicotta la birra Corona per il
nome come quello del virus, cosa c’è da essere ottimisti? C’è gente che lava le
zampe del cane con la candeggina dopo la passeggiata o che condivide post dove
si inneggia agli elicotteri che lavano dal cielo i paesi e le città, ma cazzo. Queste
sono le cose che mi fanno pensare, questa bieca ignoranza, un’ignoranza
svogliata, perché oggi ci sono tutti i mezzi e metodi per essere informati
seriamente; qualcosa di così violentemente svogliato è INUMANO per definizione,
non lo comprendo e mi preoccupa; così come mi preoccupa questa spasmodica corsa
ad un farmaco risolutivo, chiusi in gabbie dorate, obnubilati nel pensiero da
immagini a luce blu che risciacquano i sensi e predispongono ad una spaventata
obbedienza e ad uno squallido sospetto, aumentando ancor più le distanze da un
“altro” e da sé stessi.
Restiamo
Umani. Resistiamo Umani.
Chiudete
tutto e lavorate sul vostro Sé, stimolatevi, un organismo stimolato è più
reattivo, ne avrà lo stesso beneficio il sistema immunitario; è quella la
chiave, essere più umani per essere più forti anche a livello immunitario; rimanete connessi col presente e ricercate
quella curiosità, quella voglia di scoperta e di messa in gioco tipica della
nostra specie.
Non
lasciamoci addomesticare.
Non
diventeremo più umani dopo la “pandemia”, noi siamo stati Umani; dobbiamo
sperare di rimanerlo, almeno un po’.
Fede
Le immagini sono tratte da:
Una rappresenta Stile Libero e mi appartiene
Caro Federico, apprezzo molto questo tuo contributo. Personalmente credo che l'uomo sia un animale relazionale, che non può fare a meno di condividere con gli altri. In questi giorni i miei"altri" sono quelli che si relazionano sui social e gli antichi rinchiusi nei miei libri,vaivquali ho chiesto il dono di andare in giro con i loro spunti. Diverremo migliori? Mah. Sarebbe già un buon risultato se, come Socrate, ammettessimo di non sapere niente. Potremmo, partendo da questa confessione di ignoranza, cercare insieme con gli altri risposte umane di conoscenza e di comportamento. Spero di rivederti al più presto. Ciao, Luigi
RispondiEliminaGrazie, come sempre, Luigi
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