>LEGGERO<
Tratto da una storia (osteopatica) vera
Ma con quel tocco leggero cosa fai?
La domanda, che prendo sempre come un complimento, capita spesso, soprattutto da chi ha esperienze pregresse di trattamenti osteopatici.
Emmeth Brown, il paziente di questa mattina, l’ha posta con la sua consueta, genuina sincerità; da una vita di fatica nei campi ha ereditato un pieno benessere economico, ma tanti piccoli/grandi acciacchi, compresa la fastidiosa coxartrosi, ormai quasi invalidante, motivo del consulto odierno e, quindi, non si spiegava il perché delle mie mani a sfiorare le sue spalle.
Si accontenta di una “non spiegazione” e di un “se vuoi poi ti dico bene”. E si abbandona.
Sono consapevole della fiducia che ripone nelle mie mani, ha già visto tanti colleghi osteopati in passato e, per anni, è stato trattato da un famoso chiropratico piemontese. È incuriosito dal mio lavorare, dal rimanere “fermo” con le mani in determinate posizioni – anche se sento che qualcosa si muove – mi dice ogni volta.
Anche oggi lavoriamo parecchio; il suo corpo chiede molto e, a livello globale, probabilmente l’anca non è il suo problema principale, ma poco importa non mi focalizzo su ciò che “non funziona”, ma vado a cercare armonia.
“Solo i tessuti sanno” R.Becker
Ascolto, concentrato, e aspetto risposte non visibili, non percepibili da un “crack”, lascio che il corpo svolga il suo compito, anzi, lascio che si “svolga” attorno a fulcri presenti, forti, precisi, ma mai invasivi.
Sento quiete e “apertura”, “distanza”, “allungamento”, passatemi i termini; sento un organismo compresso che cerca di liberarsi di acquistare spazio, di acquistare forma.
Non mi pongo il problema dell’efficacia del trattamento, vado a cercare un equilibrio più profondo rispetto al “riposizionamento” di un segmento o il “detensionamento” di un muscolo e, come sempre, il paziente deve uscire dallo studio diverso da come vi è entrato.
A Emmeth succede, sta meglio, ma come dice sempre lui, “un meglio che non so spiegare”.
Sabato ha colloquio con il chirurgo … in cuor suo è consapevole che il viaggio finirà con l’intervento, ma intanto si gode il fatto di non prendere più antidolorifici e quella sensazione di stare meglio, un meglio che non sa spiegare.
Credo che lo scopo ultimo (o forse unico) dell’osteopatia sia proprio questo, la ricerca di una condizione di pace che permetta la scoperta di nuove sensazioni e crei un contatto e una percezione diversa del proprio corpo; ogni operatore utilizzerà i mezzi e/o le tecniche che preferisce e conosce, ma nell’assoluta certezza di lavorare non già per aggiustare qualcosa che non funziona, bensì per implementare le capacità di ogni organismo di tendere alla naturale condizione di quiete dalla quale origina la Salute.
“Togliete ogni ostacolo e, gentilmente, la natura farà il resto” A.T.Still
Nemmeno a farlo apposta, mentre saluto Emmeth, la radio passa https://www.youtube.com/watch?v=58XVAwazAEQ . Sorrido.
Fede
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