“Salta la corda Slotty”
Celebre frase di uno dei film che, senza alcun dubbio, ha
segnato un’epoca e una generazione.
Era il 1985 e quell’innocente “Salta la corda”
rappresentava una normalità fin troppo normale per ragazzi, fortunatamente,
cresciuti “in mezzo ad una strada”, tra cortili e macchine posteggiate, tra
interminabili partite di pallone e infinite avventure arrampicati sugli alberi
o nascosti in qualche tugurio abbandonato, dove era facile diventare “Cow Boy”,
“Indiani”, “Pirati” o “Moschettieri”, spesso addirittura tutti nella stessa
storia.
“Salta la corda” era la quotidianità.
Era.
In, relativamente, pochissimo tempo si è presentata
un’involuzione delle capacità motorie da mettere i brividi, una sorta di
sedazione neuromuscolare dalle ipotizzabili cause, ma di difficile risoluzione.
L’Italia ha scelto la via della “Ineducazione Motoria”,
la scuola abbandona un progetto sensato di sviluppo del giovane evitando di
investire sul movimento mentre l’università, nella fattispecie le facoltà di
Scienze Motorie, si accontenta di sfornare disillusi disoccupati dalla
traballante preparazione teorica e dall’inesistente qualità pratica. Il tutto
condito da una fretta di soluzioni, da una ricerca di immediatezza e
superficialità di risposta, da una “iper-comodità” tecnologica e, purtroppo, da
un imperante menefreghismo.
Inibire il desiderio, innato, motorio dei giovani,
soprattutto nella sua porzione educativa (non necessariamente sportiva, anzi,
direi non sportiva) è un delitto che, inevitabilmente, i ragazzi pagheranno in
futuro. Quanti “sportivi a quarant’anni” vedo incespicare in giro, con tanta
volontà e poche basi, dispersi ad inseguire l’uscita da un labirinto senza
uscite … se tanto mi da tanto, il futuro non ci riserva nulla di roseo.
Immaginate una
palazzo fatto di tanti piani. Ogni piano ha delle finestre più o meno grandi
dal basso, finestre enormi, fino in cima, finestre più piccole. Ecco, quel
palazzo sono le capacità motorie acquisite in una vita: chi compie movimento da
piccolo avrà dei finestroni belli grandi ai piani bassi; se manterrà la
passione per l’attività fisica continuerà ad arricchire di finestre tutti i
piani, fino alla vecchiaia. Viceversa, chi inizia a muoversi tardi, avrà le sue
finestrine in alto, ma i piani bassi saranno oscurati. Non è difficile capire
quale palazzo sarà più luminoso, vero? Muoversi in tenera età, specialmente in
maniera multilaterale, può aiutare a disegnare (insieme a molti altri
parametri) il “palazzo motorio” più luminoso e maestoso possibile.
Tutto ciò, a
cascata, porta a benefici SICURI in termini di salute e aspettativa di vita.
Attualmente l’inattività fisica è identificata a livello
globale come il quarto più importante fattore di rischio per la mortalità [1].
Ogni anno, infatti, in tutta Europa si verificano un
milione di decessi (il 10% circa del totale) causati proprio dalla mancanza di
attività fisica. Si stima che all'inattività fisica siano imputabili il 5%
delle affezioni coronariche, il 7% del diabete di tipo 2, il 9% dei tumori al
seno e il 10% dei tumori del colon. Inoltre, molti paesi della regione hanno
visto le percentuali relative al numero di persone sovrappeso e obese aumentare
negli ultimi decenni. I dati sono allarmanti: in 46 paesi (l'87% dell'Europa),
oltre la metà degli adulti sono in sovrappeso o sono obesi, ed in diversi casi
si arriva a sfiorare il 70% della popolazione adulta [2].
Occorre un reset generale.
Obbligatorietà del movimento sin da molto piccoli; dare
dignità al corso di laurea in scienze motorie, anche con programmi innovativi e
brillanti, che mettano il movimento al centro come obiettivo primario, con una
imponente mole di studio teorica, ma accompagnata da un’immersione decisa nella
pratica; annichilimento del Coni e del potere di tutte le federazioni ad esso
collegate, ormai semplicemente imprese commerciali, rendendole esclusivamente
garanti delle competizioni sportive;
valorizzazione tramite responsabilità del laureato in scienze motorie che, a
questo punto, deve rimboccarsi le maniche e dimostrare con i fatti la propria
competenza; implementare le ore di attività motoria scolastica, non più oretta
per sfogarsi o ripassare, ma renderla materia di studio a tutti gli effetti,
abbinando la parte pratica a quella teorica; valutazione del corpo docente,
evito commenti in merito (sarebbero pessimi), e rinnovamento dei programmi
ministeriali …
La situazione attuale sta diventando insostenibile; c’è
tanto da poter fare, ma poco tempo per farlo.
Come sempre le soluzioni immediate e veloci non portano a
nulla, ci si deve impegnare nella creazione di un programma mirato alla salute
e alla prevenzione, puntando sulle peculiarità dell’attività motoria che, ci
tengo a sottolinearlo, non è sport.
SL.A.
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