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domenica 16 ottobre 2016

Se non avete fretta di invecchiare ... MUOVETEVIIIIIII!!! - Nessuno apre la porta al tuo posto -


Se non avete fretta di invecchiare … MUOVETEVIIIIIII!!!!
-Nessuno Apre La Porta Al Tuo Posto-

Partiamo dal titolo.
Una quindicina di anni fa, una famosissima (tutt’ora) marca per attrezzi fitness adottava come slogan pubblicitario una frase ad effetto < Se non avete fretta di invecchiare, muovetevi >. L’evidente gioco di parole e l’espressione bonaria, contrastante con il lavoro al limite del testimonial d’eccezione, Michael Shumacher, rendevano questa espressione un ossimoro penetrante le coscienze di noi, addetti ai lavori e di tutto il “movimento fitness” che, con le varie declinazioni che lo caratterizzavano, stava invadendo in maniera endemica il mondo un po’ ammuffito dell’attività motoria, della ginnastica.
La frase, commercialmente studiata ad hoc, sottende una verità talmente profonda da non essere probabilmente nemmeno immaginata dagli scatenati pubblicitari che l’hanno ideata e probabilmente nemmeno da chi, seguendo l’onda entusiastica di qualche “Festival del Fitness”, l’ha fatta propria e sbandierata nella creazione di programmi di condizionamento fisico strampalati e insensati, imperanti nelle palestre più trendy di inizio millennio.
L’errore di fondo, insito nella frase, ma non evidente in maniera immediata è stato quello di offrire l’idea che potesse esserci una soluzione semplice (muoversi) ad un problema complesso (invecchiare), senza porre l’accento sul “come” muoversi e, soprattutto, sul “come” invecchiare. Questo fraintendimento ha dato origine, come dicevamo, alla più diversificata proposta di attività fisiche, dove il “basta muoversi” crea così un popolo (quello del fitness) di goffi esecutori, dove le abilità motorie sono ridotte al minimo (tanto “basta muoversi”), dove la propriocezione e le abilità sensoriali sono relegate in un angolo, dove al primo posto spunta un concetto alieno all’uomo come tale, “l’angoscia” del corpo, la ricerca di un controllo ossessivo, l’estremo mettersi in gioco (“devo allenarmi”, “non posso rinunciare”), anche quando non ci sarebbero le possibilità (stanchezza, infortuni), il terrore dell’invecchiamento come fenomeno biologico, ecc … tutti segni di debolezza estrema, esempi di come si sia progressivamente perso il contatto con il proprio essere e di come un mondo virtuale, costruito ad arte dalla proprie elucubrazioni, lo stia sempre più sostituendo.
L’errore di fondo è stato quello di inventare un nemico, l’invecchiamento, che nemico in effetti non è.
Però la frase è anche “giusta”, nel senso che, in effetti, è proprio così: se non ci si muove, si invecchia prima e peggio di come la nostra biologia ha programmato; questo deve essere chiaro, la differenza però non è data tanto “dal fare”, ma dal “come viene fatto”.
Vediamo: < se non ci si muove in modo adeguato e se non ci si nutre consapevolmente si invecchia prima e da ammalati > a livello pubblicitario è una frase di merda, ne convengo, ma probabilmente mette un pochino più a fuoco la problematica.

“Nessuno apre la porta al tuo posto” – Detto Zen –
Qui subentra l’uomo. Assumersi le proprie responsabilità: vogliamo cambiare le cose? Vogliamo invertire la tendenza che ci vuole grassi, flaccidi e mollicci? Vogliamo essere padroni del nostro futuro? Vogliamo invecchiare sereni godendo a pieno delle potenzialità che il nostro organismo può donarci? Siamo sempre in tempo, ma dipende SOLO da noi.
La scienza lo testimonia, l’attività fisica ben strutturata oltre a sensibili miglioramenti a livello organico (cuore, muscoli, ossa …) è in grado di regalarci (e che regalo!!!) numerosi effetti positivi anche sul cervello: neuroplasticità, miglioramento delle funzioni cognitive e dell’apprendimento; la separazione dei fenomeni mentali da quelli corporei di Cartesiana memoria è decisamente da abbandonare: il cervello, origine di tutti i processi mentali si adatta al lavoro che gli viene imposto, dunque può venire plasmato anche dall’allenamento.

Diventa impossibile a questo punto immaginare un allenamento che scolleghi il lavoro fisico da quello mentale, non “basta muoversi”, non più, gli stimoli devono essere diversi, diversificati per ogni esigenza e, soprattutto, coinvolgere in maniera profonda questa connessione corpo-mente, non due faccia della stessa medaglia, ma entrambe la medaglia stessa.
Mi piace dire spesso: “l’allenamento è molto più di ciò che sembra”, ed in effetti è proprio così.
SL.A.

Le immagini sono tratte da:
Unicoop Firenze
Dott.ssa Chiesi Scilla
Segni dei Tempi

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