CORSA NATURALE? NATURALMENTE, CORRERE!!!!
La diffusione capillare dei mezzi d’informazione di massa
e la conseguente facilità di reperimento di dati di ogni tipo (se attendibili o
meno in questo momento non ci interessa, concentriamoci sulla quantità), la
smania di condivisione dei suddetti e l’immediatezza nel poterlo fare, rende
pubblico in un battere di ciglia qualsiasi fenomeno che avvolge la nostra vita
e, altrettanto velocemente, lo trasforma in moda o presunta tale.
Ormai sono quasi
vent’anni che mi occupo di movimento, un’esperienza tendenzialmente costruita
sui libri e trasferita sulla pratica in un palleggio, in un intreccio, in una
danza che, nonostante l’età, continua tutt’ora; mi confronto spesso con la
rete, con il web, utilizzo, rispetto, provo, ragionando, a dare di volta in
volta il giusto peso. E’ una sorta di ricerca, non di verità o certezze, bensì
di dubbi. Adoro avere dei dubbi, mettermi in discussione per poter tentare di
fugarli, in una lotta persa in partenza che, inevitabilmente, non porta ad
altro che alla creazione di nuove domande, di nuove “indagini”. Un viaggio
continuo; mi piace molto viaggiare. Proverò a raccontare questo viaggio. Vi va?
Se la risposta è affermativa accomodatevi e proseguite nella lettura,
altrimenti … beh, è facile, inutile che ve lo dica!
Ho sempre amato correre. Anche da bambino. E’ sempre
stata una disciplina sportiva che trovavo “naturale” praticare; mi è sempre
sembrato assurdo non farlo. Devo confessare che negli ultimi anni, quando la
pratica del podismo (credo che la parola podismo sia ormai quasi scomparsa dal
vocabolario, ormai si dice “Running”, fa figo …) è diventata tendenza, la cosa
mi ha infastidito un po’, mi sembrava un’invasione alla mia privacy, una
compagnia non richiesta e una confusione che non avevo cercato. Ma in
particolare, mi ha un po’ destabilizzato la mole “violenta” di informazioni che
ha invaso il web, le riviste specializzate e le librerie. Un’accozzaglia di
consigli più o meno attendibili, più o meno confermati autorevolmente, più o
meno sponsorizzati sono andati a complicare a dismisura uno dei gesti più
innati che possediamo. Una cascata. Come tutte le mode ha portato alla nascita
di tante “sottomode”, di tanti piccoli universi del correre che non hanno fatto
altro se non intorbidire ancor di più le acque. Tante correnti di pensiero
creano tanti pensatori, non è mai (o quasi mai) viceversa; ed ogni pensatore,
ovviamente, dice la sua. Così nascono quelli della scarpa protettiva e quelli
scalzi, quelli della corsa a digiuno e quelli a stomaco pieno, quelli solo nei
boschi e quelli solo in pista, quelli del gps e quelli del
cardiofrequenzimetro, quelli dei ritmi/km e quelli dei km/h, quelli dei test e
quelli dell’istinto, quelli solo gare e quelli mai gare, quelli delle ultra
distanze e quelli delle distanze brevi e così via, con tutte le contaminazioni
del caso, con tutti i “girabandiere” del caso, con tutte le improvvisazione del
caso. Anche io faccio parte del gioco, ovviamente. Ma cerco di giocare con le
mie regole.
Ho sempre amato la storia. Devo dire che c’è stato anche
un periodo della mia vita dove la tentazione di iscrivermi alla facoltà
universitaria di “Storia e filosofia” è stata forte; adoravo (e ancora mi
affascina) il medioevo, ma la goduria maggiore me l’ha sempre donata “l’uomo
primitivo”, brutta definizione perché lascia pensare, oltre che ad un uomo
delle origini, ad un uomo “inferiore”, ed è tutt’altro che così; il merito di
questo interesse lo voglio attribuire al cartone animato “Ryu il ragazzo delle
caverne” che, pur facendo un po’ di confusione con le tempistiche geologiche, ritraeva
un’affascinante vita paleolitica, perlomeno, affascinante ai miei occhi di
bimbo curioso. La vita, le scelte, il destino, l’energia, quello che volete
insomma, ha deciso che non andasse così, la storia è rimasto un mio interesse,
più o meno presente in base ai periodi e al tempo a disposizione fino a che il
“richiamo” non è ricomparso prepotente. Quando studiare l’alimentazione
dell’uomo, altre mia grande passione, ha preso la strada dell’approfondimento
di un tipo di nutrizione “paleolitica” (dieta paleo e similari), mi è sembrato
che capitasse proprio a fagiolo (ovviamente si dovrebbe ridere, perché i legumi
nel paleolitico non esistevano … vabbè, l’ho capita solo io), che fosse
“naturale” ritornare a riconsiderare i miei amici “primitivi”, tanto che il
loro modo di mangiare è andato ad occupare una parte sempre più parcellare dei
miei studi, mentre in maniera preponderante mi sono concentrato sul loro
“vivere”, inteso proprio come “riempire la giornata”, sul loro muoversi, sui
loro pensieri e paure, quindi sul nostro vivere, sul nostro muoverci e sui
nostri pensieri e paure. Ne nasce un parallelo fantastico, un andare a
braccetto su chi eravamo, su chi potevamo diventare e su cosa siamo diventati.
Uno sballo.
Proviamo ad unire i puntini. A guisa di anello mancante
(anche questa dovrebbe essere una battuta … sapete, evoluzione, l’anello
mancante tra uomo e scimmia, bigfoot, yeti … ridete almeno su richiesta) tra
l’amore per la corsa e quello per l’evoluzione dell’uomo ci pensa uno studio di
grande portata comparso su “Nature”, prestigiosa rivista scientifica, nel 2004:
“Endurance Running and Evolution of Homo”. Giuro non ne parlo, però capite bene
come la cosa mi abbia sconvolto. Il bipedismo, la camminata e particolarmente
la corsa prolungata sono stati motore della nostra evoluzione. Non voglio
scendere in particolari, servirebbe troppo tempo, troppe informazioni,
diventerebbe veramente troppo eccitante, ma per me è stata una folgorazione.
Due delle mie passioni sono legate in maniera preponderante.
Arriviamo, quindi, alla terza.
Ho sempre amato lo studio del corpo umano. Da quando mi
sono affacciato a questa professione mi è venuto “naturale” (compare spesso
questa parola, vero?) approfondire le tematiche del funzionamento del nostro
organismo anche al di là di quello richiesto dal percorso di studi. Di volta in
volta esploravo vari settori, quello muscolare e quello articolare soprattutto
all’inizio, sistema nervoso e visceri con più interesse adesso, senza mai
dimenticare l’aspetto emotivo e psichico e la loro influenza sui vari apparati
e sistemi. In questo momento sono due gli argomenti che, seppur diversi (ma
forse poi non tanto come si potrebbe pensare) mi stanno intrigando parecchio:
l’intestino e il suo sistema nervoso e il piede. Quest’ultimo in particolare,
tanto da voler provare quest’anno in palestra un’attività di “rieducazione
sensoriale” proprio del piede (BeNatural!! , un po’ di pubblicità gratuita non
si rifiuta mai). Adoro come il piede sia stato plasmato dal tempo, così
efficace, così particolare, così complesso, ma dal funzionamento assolutamente
intuitivo, mi perdo nella sua analisi biomeccanica e nella sua visione
tensegrile; non mi soffermo, magari ne parleremo in altre occasioni, ma
garantisco che vale la pena approfondire il concetto di “Tensegrità”.
Adesso il ragionamento fila. Corsa, Evoluzione dell’uomo,
Piede. Strano e terribilmente coinvolgente come la vita mi abbia regalato degli
interessi così complicatamente correlati, così semplicemente intrecciati.
Quindi l’avvicinamento alla corsa “naturale” (ancora questa parola!!!), alla
corsa minimale (con calzature minimali), ma in fondo anche all’utilizzo nella
quotidianità e nell’approccio anche ad altri sport di questa particolare
consapevolezza, è stata semplicemente una conseguenza del mio essere. L’ho
praticamente plasmata nel tempo. Me ne sento parte. La sento mia.
E allora veniamo alla corsa naturale. Cos’è? Beh, io
posso dirvi cos’è per me, anzi, parto col dirvi cosa non è per me. Non è un
prodotto da vendere, non è una calzatura da vendere, non è un pacchetto di
lezioni da vendere, non è nemmeno uno stile di corsa, non è un modo di tenere
le ginocchia o flettere le gambe. La corsa naturale è semplicemente l’obbedire
alle leggi che regolano il “comportamento” del corpo: equilibrio, economia e
confort (assenza di dolore): nello schema fisiologico l’equilibrio è di
primaria importanza in ogni sua dimensione: parietale, viscerale, emodinamica,
ormonale, neurologica e le soluzioni adottate sono economiche. Poiché lo schema
di funzionamento è fisiologico, è certamente confortevole. Nello schema
disfunzionale (in cerca di adattamento), l’organizzazione del corpo cerca di
conservare l’equilibrio, ma accordando priorità all’assenza di dolore. L’uomo
in piedi deve adattarsi al peso, rendere sicuro il proprio equilibrio,
programmare i gesti per prendere, per dare, per creare. Le catene muscolari assicurano
queste funzioni. Il corpo è stato disegnato così in milioni di anni,
correggendo quando possibile ciò che funzionava meno e cercando di esaltare ciò
che funzionava meglio. La corsa naturale (perché parliamo di quello, per
estensione si potrebbe dire “la vita naturale”) è esattamente rispecchiare
queste condizioni. Un tipo di corsa che esalti la funzionalità dell’organismo,
che colleghi, anzi che mantenga i collegamenti tra testa e piedi, che sia
armonia e coinvolgimento globale del corpo. Sinceramente, come vedo spesso in
rete o sulle riviste, non credo che sia “naturale” una corsa che forzi a
sollevare le ginocchia fino a tot., che faccia appoggiare i piedi solo qui o
solo lì e guai a sbagliare di un millimetro, che obblighi a tenere una determinata
cadenza (frequenza dei passi) e corbellerie del genere, così come non credo sia
“naturale” una corsa che miri a copiare modelli di atleti di altissima
qualificazione, a studiare video e fotogrammi, a riprodurre modelli che non
sono propri. Quelle sono forzature che di naturale non hanno nulla. Può essere,
per esempio, bellissima, funzionale, produttiva una corsa che non preveda un
sollevamento deciso delle ginocchia, ma che rispetti esattamente il
funzionamento del corpo che la compie, oppure una corsa che non rispetti una
cadenza, ma che sia armonica per la struttura corporea di chi la compie, che
rispetti il grado di allenamento, adatta
al terreno scelto per correre, che sia propria del corridore che la
attua. Quella è corsa naturale. Non può esistere una tecnica di corsa, ne
devono esistere migliaia, milioni, una per ognuno di noi.
Ovviamente ci sono degli accorgimenti, ma devono essere
personalizzati e trasformati in base alle caratteristiche di ognuno. Facciamo
un passo indietro. Abbiamo parlato delle leggi del corpo: equilibrio, economia
e assenza di dolore, ovviamente esiste un’ideale (allo stato attuale delle
conoscenze) di corsa che permette il mantenimento di questa “omeostasi”
organica, o meglio, esiste la possibilità di ridurre al minimo gli infortuni e
contemporaneamente ottenere un’ottima performance vitale, in accordo con il
proprio essere (quindi il triangolo Mente, Corpo e Funzionalità), cercando di
seguire alcune semplici indicazioni tecniche. Non scendiamo nei particolari, ma
un primo appoggio sul mesopiede, una falcata meno ampia e una frequenza dei
passi maggiore (sempre in rapporto alla lunghezza del percorso), una posizione
del busto più eretta, scioltezza, agilità e rilassatezza, sono senza dubbio
ottimi accorgimenti per avvicinarsi alla corsa naturale. Ma non basta…
Facciamo un salto di, vediamo un po’ circa 2 milioni di
anni nel passato … siamo uomini in caccia, siamo quelli che nel futuro verranno
catalogati come Homo Ergaster (oppure
Homo Naledi, ominide appena scoperto
in Sudafrica, sicuramente gran camminatore perché i piedi decisamente simili,
almeno nell’aspetto, ai nostri; probabilmente una delle prime specie di genere
Homo) viviamo in piccoli gruppi e la nostra forma principale di sussistenza è:
la caccia persistente. Stiamo capendo che, come forza e velocità non possiamo
competere con i predatori della nostra epoca, ma sappiamo che siamo in grado di
muoverci ad una discreta velocità per un tempo sufficientemente lungo da
sfiancare le prede e sfuggire ai pericoli. Queste caratteristiche disegneranno
il futuro Homo Sapiens. Fisicamente
siamo qualcosa di nuovo, anatomicamente siamo le fondamenta per ciò che verrà
in futuro. Come ci muoviamo? Beh, “naturalmente”! La corsa e la camminata
vigorosa sono i nostri unici mezzi di trasporto, probabilmente percorriamo dai
15 ai 20 km al giorno, a volte di più. Quasi tutti i giorni. Il movimento ha
una poderosa base aerobica ad intensità media, con picchi ad altissima
intensità (scatto per catturare la preda, per fuggire, saltare degli ostacoli
in velocità …) e prevede l’utilizzo di tutto il corpo: correre, saltare,
lanciare, sollevare, spingere … (ma guarda un po’, schemi motori di base, ecco perchè gli allenamenti iperspecilizzati non servono, anzi sono controprotucenti!); ma
quello che conta è che corriamo molto e lo facciamo senza che ci abbia insegnato
nessuno se non la natura. Non ci interessa la frequenza del passo, non
guardiamo quanto si alzano le ginocchia, l’appoggio è naturalmente sul
mesopiede perché non vogliamo farci male, rispettiamo le leggi del corpo senza
conoscerle. La nostra è corsa naturale, siamo scalzi, siamo nudi, siamo uomini
…
Correre naturalmente è un modo di essere e come tale
difficilmente può essere incatenato in definizioni o imprigionato con troppi
paletti. Avvicinarsi a questo modo di muoversi è riscoprirsi: penso, per
esempio che, adottando e personalizzando gli accorgimenti di cui parlavamo
prima, la corsa naturale possa essere effettuata benissimo con le scarpe, non
vedo perché forzare qualcuno a non indossarle, quando si sente più a suo agio
al contrario. Sarà semplicemente il tempo e i benefici di un “riscoprirsi” ad
alimentare la voglia di sperimentare, anzi, spesso è molto più interessante
arrivare per gradi ad una nuova consapevolezza, costruendo la motricità da zero
e ascoltando quell’ancestrale richiamo presente in ognuno di noi. Lo sapete, io
sono dalla parte del piede, mi terrorizzano un po’ quelle scarpone “iperprotettive”
(ma qui: http://www.stileliberoacademy.blogspot.it/search/label/Piede
abbiamo visto che forse protettive non sono), o tutte le raccomandazioni
esilaranti su iperpronazione e compagnia bella, non apriamo troppe parentesi,
ma il piede, per tutta una serie di motivi biomeccanici, vascolari e neuronali
sa fare bene da solo, sa proteggere, sa spingere, sa ascoltare, sa trasmettere
informazioni ed è, soprattutto, una struttura tensegrile, cioè un sistema auto
stabilizzante, ma capace di interagire in modo dinamico. Ovviamente il
progresso ci viene a dare una mano, l’utilizzo di calzature studiate
appositamente, “Barefoot Orientend”, calzature minimali, permette di godere di
quasi tutti i benefici del piede nudo potendosi muovere in un contesto sociale
moderno dove essere scalzi è un grande tabù ed essere probabilmente più
protetti dal punto di vista igienico-sanitario (su questo ci sarebbe da parlare
ore, quindi chiudiamo qui). Il consiglio è, però, di muoversi ogni tanto
completamente scalzi: in un prato, sulla spiaggia, in casa, ri-abituare il
piede a nutrirsi di sensazioni che le comodità hanno sopito. Il godimento di
una passeggiata sulla battigia, un massaggio unico, che sa di storia, quel
misto di pietre levigate da eoni di onde mescolato a sabbia fine è un viaggio
nel tempo, così come affondare i piedi nell’erba verde fresca di rugiada,
sentire le imperfezioni del terreno e trasformarle in energia vitale … sono
sensazioni assolutamente da provare e da trasferire nel nostro modo di correre,
nella nostra corsa naturale, forse è un po’ tornare Homo Ergaster, quella primordiale sete di diventare uomo.
In definitiva non ci sono ricette per la corsa naturale,
si deve, naturalmente, correre; come facevamo da bambini, senza pensieri, senza
obiettivi, fino allo sfinimento se è il caso, fino a sentirci vivi.
Ritrovare gradatamente una motricità naturale che sia
corsa, camminata o qualunque sport si voglia fare ha bisogno di calma,
pazienza, di prove, di confronto con sé, di gradualità; le comode abitudini
moderne hanno indebolito strutture in passato forti e molto sollecitate,
dobbiamo ricostruirle un passo alla volta. Una volta iniziato il processo,
però, non vorrete più tornare indietro. Una volta assaggiata la primitiva
pietanza non vorrete più mangiare altro. Una volta assaporato l’essere uomo,
sarete finalmente fieri di quello che potete essere. Liberi, felici e
consapevoli. Naturalmente, vivendo!!!!
Ripeto, non voglio vendere prodotti, ma volente o
nolente, faccio parte di un meccanismo, quindi mi permetto di ricordarvi BeNatural!!
Il programma di rieducazione sensoriale di StileLibero.
E’ il nostro modo di riprenderci la nostra corsa
naturale, naturalmente correndo!!!!!!!!!!!!
SL.A.
Fonti consultate e suggerimenti di lettura:
Osteopathy
Models for Diagnosis, Treatment and Practice (cap. 4) – Parson-Marcer –
Churchill Livingstone Elsevier – 2005
Le Catene Muscolari Volume I° - Busquet – Marrapese Edizioni
2002
Il Cammino dell’Uomo – Tattersall – Bollati Borlinghieri
2011
I Signori del Pianeta – Tattersall – Codice Edizioni 2013
La Storia del Corpo Umano – Lieberman – Codice Edizioni
2014
Born To
Run – McDougall – Mondadori 2014
L'immagine di Ryu il Ragazzo delle Caverne è tratta da www.youtube.com
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