>(IM)POSTURA<
Esiste, nell’universo
spesso fantasioso ginnico/motorio/rieducativo/terapeutico, un termine che mette
d’accordo tutti; è sufficiente ripeterlo come un mantra ogni qualvolta si
mostra un esercizio, sospirarlo, con fare bonario, mentre si spiega l’origine
di una problematica fisica o esibirlo, come attestato di cultura riabilitativa,
durante un qualsivoglia discorso che verta sull’organismo umano, per fare
un’ottima figura.
- Caspita, hai
sentito, questo è uno che “ce la sa” - e
via sguardi ammirati e autocompiacimento.
Le proprietà
taumaturgiche di questa parola riescono addirittura, in una sorta di
“convergenza parallela”, a coinvolgere sia addetti ai lavori, sia i sempre più
apprezzati “tuttologi del webbe”, in un quanto mai singolare accanimento
salmodiante: “non avrai altra causa ai tuoi problemi all’infuori di lei”.
Avete capito, vero? La
parola magica in questione è, rullo di tamburi: POSTURA.
Una volta imparato
questo lemma tutto diventa più semplice, le nebbie sulla motricità umana si
diradano di colpo e, altrettanto velocemente l’idealizzazione di un concetto
spesso sconosciuto o, ancor più spesso frainteso, diventa capro espiatorio di
qualsivoglia ostacolo al raggiungimento dell’agognato benessere.
“Eh, è un problema di
postura”. Qualunque cosa significhi, questa frase scardina le difese più
arcigne di ogni persona, permettendo così la nascita di fantasie autodeformanti
e innescando una sorta di sentimento di predestinazione alla disgrazia, di
rassegnazione al destino avverso desideroso di vederci come novelli Igor
(Aigor) di Frankesteiniana memoria.
Ma sarà proprio così?
Per i lettori più
pigri risolvo già l’arcano; no, non è proprio così e, come dice il titolo di
questo post, spesso parlare di POSTURA è un’IMPOSTURA.
Andiamo con ordine.
Come ho evidenziato
finora, nell’immaginario collettivo, il termine POSTURA viene associato
generalmente a posizioni particolari assunte dal corpo o, semplicisticamente,
al “mal di schiena”. Un po’ tutto, quindi, diventa postura e questo affascinante
concetto prende le strade più disparate:
> idealizzazione di
una particolare posizione del corpo definita come “corretta o adeguata” e, di
conseguenza, la correzione dei difetti posizionali di cui sopra – cattiva
postura – attribuendo, quindi, anche una sorta di antropomorfismo al termine,
animandolo di capacità di benevolenza o malevolenza nei nostri confronti. La
postura prende vita propria.
> modificare,
tramite particolare posizionamenti del corpo od addirittura ortesi, una
“postura sbagliata”, arrogando potere divino nel discernere ciò che è giusto od
errato. “Giusto o sbagliato sono solo pastoie per asini” Detto Zen.
> Per estensione
qualsiasi posizione del corpo ritenuta corretta (?) “Stai in postura” presa ad
esempio di perfezione da raggiungere, spesso mortificando settori muscolari con
allenamenti fuori da ogni contesto salutare.
Risulta evidente come
queste forzature lessicali vadano ad alterare la rappresentazione mentale del
significato di postura, uscendo, a mio avviso, da ciò che deve animare la nostra
passione come studiosi del movimento, cioè la comprensione o, meglio, il
tentativo di comprendere l’unicità umana, l’individualità (intesa come
indivisibilità) di ogni persona con la quale ci confrontiamo.
Con queste premesse,
proviamo ora a costruire il concetto di postura.
Etimologicamente la
parola postura deriva dal latino “positura” che significa posizione:
“Nerone ... pensò ... bruciar tutta Roma, per
poscia rifabbricarla con più ordinata simmetria e postura di case e di vie”
(Cesari). Nel tempo è diventato facile trasferire questo senso anche al corpo
umano, definendo la postura come il posizionamento che il corpo assume nello
spazio.
Qualcuno ha
provato ad andare anche un pochino oltre.
> Posizione ed
espressione che il corpo assume nello spazio, secondo uno schema individuale,
grazie all’attività della muscolatura tonica con funzione gravita ria e con
forte significato biomeccanico/anatomico, psicologico, sociale, emozionale e
simbolico (Buzzi/Fabbri)
> Modo in cui l’individuo manifesta la propria
presenza al mondo (in funzione della propria auto considerazione ed in
relazione al rapporto con gli altri), organizzando nelle varie situazioni
statiche e dinamiche il proprio equilibrio segmentario, contrastando la forza
di gravità e predisponendosi nel modo migliore all’azione, manifestando
costantemente, infine, la propria sensibilità e gli elementi volitivi ed
emozionali del proprio essere (Cabella/Canepa/Molfetta).
Da queste interessanti
definizioni si inizia ad intravedere uno spiraglio, uscendo da una
semplicistica relazione anatomica/posizionale e ponendo le basi per un nuovo
paradigma: postura intesa come un fenomeno sociale, come una manifestazione del
bisogno di esprimersi e comunicare.
Si esce dallo schema
della posizione ottima del corpo nello spazio e dal sempre affascinante “tieni
la schiena dritta”, per iniziare finalmente ad indagare sulla globalità
dell’uomo come persona.
_ La Postura non va
corretta … va interpretata_
Questa frase, di un
osteopata che, pur non conoscendo di persona, ma solo via internet, considero
un Maestro e un esempio, Massimo Tonietto, la reputo punto di svolta
nell’avvicinarsi al concetto di postura non già come un qualcosa da giudicare
dall’esterno, bensì come mezzo di cognizione e questo, mirabilmente, ci aiuta
ad introdurre il concetto di energia.
Interpretare è farsi
portavoce di idee e/o sentimenti di altri, espresse in questo caso da
atteggiamenti corporei rappresentanti l’esternazione della nostra energia,
delle nostre vibrazioni che entrano in sintonia o in divergenza con l’ambiente
e con gli altri.
“La materia del mondo
visibile è soltanto la miliardesima parte della realtà” (C.Rubbia).
Dobbiamo scendere dal
piedistallo di osservatori esterni, ruolo che, per definizione, comporta in sé
già una indeterminazione non eliminabile e, quindi, interferente, considerare
che l’ambiente (non solo l’habitat esterno, ma tutto ciò che in esso succede)
condiziona pesantemente e sempre in modo differente il nostro quotidiano e le
nostre reazioni, per esempio manifestabili come posizioni del corpo, sono
figlie di questi condizionamenti.
Risonanza: gli
organismi viventi tendono ad entrare in risonanza tra loro e l’ambiente esterno
(instaurano una relazione di fase, una relazione vibratoria) con cui scambiano
energia continuamente per salvaguardare la propria omeostasi tramite la
capacità di allostasi.
Lo stato di Salute è
quindi rappresentato da una buona risonanza con i propri simili e con l’ambiente
circostante; varia, si modifica e queste variazioni e modifiche ne sono parte
integrante. Quindi si nasce tondi, si diventa quadri, triangoli, rombi, ancora
tondi, in una danza geometrica continua che rappresenta la Salute, in barba a
tutti i proverbi. Ecco che il nostro
“interpretare la postura” entra a far parte di un meccanismo molto più grande
del “rafforzo un muscolo per raddrizzare la schiena”, ma riesce a coinvolgere
lo stato di Salute generale dell’individuo attraverso il rapporto umano con
esso.
Possiamo, a questo
punto, azzardare una nostra definizione di POSTURA, considerandola quindi una espressione, in statica e dinamica, della
qualità dell’energia scambiata, in ogni momento, da qualsiasi individuo con
l’ambiente esterno e con gli altri. (F.S.)
Faccio sempre questi
banali esempi; immaginate che per qualche assurda anomalia spazio-temporale si crei
una sorta di paradossale varco che permetta:
> Un trattamento
osteopatico ad una persona che, per esempio, è stata dal commercialista e ha
ricevuto notizia di un cospicuo debito verso l’erario e, nello stesso tempo, la
stessa persona che ha ricevuto invece una somma consistente in eredità. I due
trattamenti (contemporanei sulla stessa persona, ma con due forme energetiche
diverse) saranno ben diversi nonostante l’identico problema sull’identica
struttura corporea (esempio male alla zona cervicale). L’energia (o postura che
dir si voglia) che sarà scambiata con me, con il mio studio, con gli oggetti in
esso collocati sarà assolutamente diversa nei due casi.
> Stessa tipologia
di esempio considerando un ragazzino con necessità di ginnastica “per la
schiena”; avrà un’energia (una postura) diversa se ha ricevuto in dono lo
scooter nuovo o se ha preso l’ennesimo due di picche dalla ragazzina carina
della sua classe. Pur con la medesima “problematica” la lezione sarà diversa. Diversa
anche utilizzando gli stessi esercizi.
Le persone considerate
pur essendo le stesse e nello stesso istante, sarebbero diverse, idem la loro “postura”,
non qualcosa di definito, ma qualcosa in mutamento, in evoluzione, in relazione
con l’esterno oltre che con l’interno del corpo..
Non possiamo, dunque,
provare a correggere qualcosa che a noi sembra non vada, bensì dobbiamo provare
ad interpretarlo e, soprattutto, cercare di migliorare la trasmissione
energetica che lo veicola.
Come? Con il
movimento, ovviamente.
Nel mio caso
professionale con il micromovimento, ma molto profondo del trattamento
osteopatico o con il macromovimento, forse un po’ meno profondo, ma ugualmente
fondamentale, dell’approccio motorio.
La strada per la
comprensione dell’uomo passa inevitabilmente dall’interpretazione dei segnali
che esso condivide e l’unico mezzo che io conosco per poterli leggere è il
movimento.
“Il movimento è ciò
che siamo, non qualcosa che facciamo” (E.Conrad).
Per sfruttare appieno
un’opportunità così grande e, perché no, una responsabilità così grande è
necessaria indubbiamente una importante apertura mentale, una gran voglia di
mettersi in gioco, ma soprattutto apertura di cuore, quel concetto riassunto
nel termine giapponese “Magokoro” – Cuore Sincero.
Il nostro viaggio
“posturale” finisce forse con più dubbi di quando è iniziato, ed è cosa buona e
giusta; la ricerca di confronto con l’altro intesa al miglioramento di entrambi
e del mondo che ci ospita non può esulare dal porsi domande e, nella mia
professione questo diventa determinante. Quando il desiderio di comprensione
finisce, significa che non abbiamo più nulla da offrire alla strada che ci
stava ospitando ed è meglio abbandonarla.
Rendere a parole il
groviglio onirico/intellettivo/mentale che alberga in me sta diventando sempre
più complesso, le vibrazioni oscure di questo strano periodo provano con sempre
più tenacia ad insinuarsi tra i miei schermi meditatori e ad attaccare le mie
corazze combattive e fatico a tenerle a bada e, probabilmente, si nota dagli
scritti confusionari.
Potete però venire a
provare, in pratica, cosa intendo per “postura come qualità di energia” e il
seguente tentativo di interpretazione:
_ con
l’osteopatia,verificando come il tocco gentile o, a volte anche più severo,
possa andare in profondità e interagire a livello energetico e, interpretativo,
appunto;
_ e, un domani, se
sarà ancora una strada per me percorribile, l’attività motoria, dove il
movimento diventa traduttore di parole non dette.
Un abbraccio.
Fede
“Ogni atomo del tuo
corpo viene da una stella che è esplosa. E gli atomi della tua mano sinistra
vengono probabilmente da una stella differente da quella corrispondente alla
tua mano destra. È la cosa più poetica che conosco della fisica: tu sei polvere
di stelle”. (Lawrence Maxwell Krauss).
Le immagini sono prese dalla rete o dalle dispense del corso di Osteopatia Biodinamica. Se qualcuno ne rivendicasse la paternità ha la possibilità di chiedere di rimuoverle contattandomi con un commento al post.