>DALLE PORTE SOCCHIUSE ENTRANO GLI SPIFFERI<
Le palestre, allo stato attuale delle cose, DEVONO RIMANERE CHIUSE.
Dichiarazione impopolare? Forse, ma sono uno dei "pochi" in grado di poterla sostenere senza alcun timore di smentita.
Pensi di avere sufficiente elasticità cerebrale e rapidità cognitiva per provare a comprendere? Oppure preferisci rimanere in un limbo fatto di slogan, hashtag, bandierine e polemiche sterili?
La scelta discrimina il prosieguo della lettura 😉.
Osservo da tempo (troppo tempo, sigh) con curiosità, anche perché parte in causa, gli umori dell'opinione pubblica riguardo alla chiusura forzata delle palestre avvenuta, per la seconda volta dopo il blocco generalizzato marzo-maggio (compresi), il 24 ottobre 2020 e, ad oggi, obbligata fino al 5 marzo 2021.
Credo di non scandalizzare nessuno affermando che, per una buona fetta della popolazione, la questione non sia nemmeno interessante. Parliamoci chiaro, a parte noi "vittime" perché imprenditori o lavoratori del settore, qualche esponente illuminato del mondo sanitario e buona parte (che non vuol dire tutti) tra gli usufruttuari dei nostri servizi, la chiusura reiterata, continua e colpevolizzante delle palestre non tocca alcuna corda emotiva popolare.
Probabilmente è anche giusto così, la difficoltà comunicativa riguardo il "benessere in movimento" da parte nostra è lampante e, oggi più che mai, se ne paga lo scotto. Chiusa parentesi.
Nell'ultimo periodo, forse anche a causa della "crisi di governo" (come se da un anno a questa parte il governo non vivesse in un annaspante delirio lisergico, popolato da obbligo di guanti in lattice, disinfezione stradale, automobilisti in solitaria con mascherina, orari confusionari di apertura e chiusura locali, barriere in plexiglass, bodenza di fuogo, dpcm incomprensibili canticchiati tipo Village People …), assistiamo però ad una inversione (strana) di tendenza, una vera rivolta fitness: dagli Appennini alle Ande un solo grido si spande "riapriamo le palestre" (slogan, hashtag, bandierine e polemiche sterili) 😁🤓.
L'ondata di patriottico buonismo investe così, a mo' di domino, tutti i profili social che, tra un - aprite i ristoranti - un - rivogliamo i bar - e un - negozi aperti! - trova spazio anche per le imprese del movimento e, tra una zoom class di "functional training" e uno Yogilates su Instagram, il poderoso "aprire le palestre" scuote i sonni lorazepamici del prode Spadafora.
È tutto bellissimo (😑😁), finalmente il riconoscimento dell'importanza di un corretto stile di vita che comprenda anche l'attività motoria, le palestre come luoghi educativi indispensabili, la Laurea in Scienze Motorie assurge alla gloria che merita (qui mi sono lasciato un po' andare 😅).
Ma…
Purtroppo per mandare avanti un'attività come un centro fitness e non parlo di megacentri simili a piccoli paesi, ma realtà a conduzione familiare come la mia, servono, tralasciando l'ovvia competenza, passione viscerale e una stilla di sano masochismo, due condizioni imprescindibili:
Denaro: per l'affitto della struttura, per coprire i finanziamenti fatti all'acquisto delle attrezzature, per i corsi di aggiornamento, per le spese vive che comporta un'impresa aperta 70 ore la settimana (luce, acqua, riscaldamento, tasse e balzelli vari …);
Numeri: iscritti che "soddisfino le condizioni", cioè paganti per gran parte del periodo di apertura (per noi … 12 mesi circa 😐), con abbonamenti mensili, plurimensili, personal training … in modo da porre le basi per coprire quanto al punto 1.
Non è un lavoro dove ci si "arricchisce" e tutto sommato "chissenefrega", però come tutte le imprese commerciali (e sulle asd, ssd, palestre/associazioni che imprese commerciali non sono, non mi esprimo perché esulano da tutto il discorso e dalle mie competenze) si deve tirare fuori il profitto per poter vivere in rapporto alle energie spese.
<E certe porte andrebbero chiuse definitivamente. Perché è dalle porte socchiuse che poi entrano gli spifferi> (G.F.)
Ecco svelato l'arcano, oggi le palestre DEVONO RIMANERE CHIUSE fino a che lo stato non ci risarcisce economicamente (vile denaro) di tutto ciò che abbiamo perso in questi mesi (punto 1) continuando a pagare o contraendo ulteriori debiti.
Eh, troppo facile adesso, nelle condizioni in cui versiamo, "aprire le palestre"; intanto ci sono numerosi clienti che hanno parecchi mesi già pagati e ovviamente non goduti, da sfruttare, qualcuno ha ancora abbonamenti in piedi di un anno fa. Non si parlerebbe di guadagno (e intendo guadagno che soddisfi le condizioni del punto 1) per almeno ancora 6 mesi.
Le palestre restano chiuse e lo stato paga ciò che deve: per l'incompetenza dimostrata, per l'incomprensibile decisione rispetto alla chiusura di luoghi salutogenici e abbondantemente rispettosi di qualsivoglia norma, per non essere in grado di scoprire il sottile, ma dirompente legame tra Salute e Movimento e sfruttarlo, per averci fatto perdere indirettamente clienti - ricordo benissimo i manifesti a cura "ministero della salute" dove veniva esaltato il ruolo del movimento "fatto a casa", (possiamo scientificamente definirlo "a cazzo") come arma immunitaria di massa (😅😅😅) - impigrendo così ulteriormente un popolo già particolarmente abulico; clienti o possibili tali che non metteranno più piede nelle nostre strutture perché magari già appartenenti alla "categoria degli indecisi" ora hanno scoperto la comodità di avere tutto a casa: mesmerizzati dalle luci blu di uno schermo, adulati da voci e corpo suadenti, rifuggono la luce del sole tanto quanto la compagnia "dell'altro", impauriti da qualsivoglia contagio e contatto (umano 😞) idealmente rinforzati dalla scellerata campagna terroristica verso la nostra professione.
Pagate caro, pagate tutto.
E poi forse, chi avrà ancora la possibilità e non sarà spezzato nello spirito, aprirà la propria palestra e, con immensi sacrifici (come sempre), proverà a risalire la china, contro tutto, contro tutti.
Ringrazio per l'appoggio coloro che, con sincerità, anelano alla riapertura, speriamo tutti, speriamo presto, ma non prima di ricevere ciò che è stato tolto.
<Una cosa m’inquieta: se il Paradiso ha una porta, significa che ci sono dei muri…>. (Grégoire Lacroix)
A presto. Forse.
Fede
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