>UNDER PRESSURE<
Oggi voglio raccontare una storia.
Siccome si tratta di un avvenimento reale, ha bisogno di una piccola introduzione “scientifica” che ci permetterà di inquadrare la situazione in modo imparziale, coscienzioso, senza banalizzazioni; parleremo di un problema di salute piuttosto comune e, come tale, spesso sottovalutato. Cercherò di essere essenziale, ma rigoroso proprio per non cadere in troppe semplificazioni.
_ Antonino c’ha “la pressione” _
Argomento spinoso, la pressione arteriosa e il tentativo di regolarla attraverso l’attività motoria.
Ne sentiamo parlare spesso, “la pressione”, ma come viene definita la pressione arteriosa? Dal punto di vista fisico altro non è che la forza esercitata dal sangue pompato dal cuore sulle pareti delle arterie.
La pressione arteriosa, però, è un valore determinato in modo dinamico dall’interazione di più fattori come, per citarne solo alcuni, la volemia (volume totale del sangue di un organismo), il grado di costrizione delle arteriole, la forza di contrazione cardiaca e la distensibilità delle grosse vene. In condizioni fisiologiche, patologiche o anche di intervento terapeutico, la regolazione della pressione arteriosa non è tanto da intendersi come regolazione della pressione in sé, ma come effetto altamente integrato di una molteplicità di meccanismi di controllo, agenti sui singoli fattori che la determinano.
Accedere alla misura di tali singoli fattori può tuttavia essere tecnicamente difficile, mentre accedere con uno strumento semplice come lo sfigmomanometro al risultato finale dell’interazione tra essi, ossia la pressione arteriosa, è facile e poco costoso.
La semplicità e immediatezza della tecnica di misura può, quindi, far dimenticare la complessità dei fenomeni sottostanti.
Riassumendo velocemente, possiamo dunque dire che la pressione arteriosa è il risultato dell’equilibrio di molti fattori. A breve termine dipende dal bilancio tra l’afflusso di sangue dal ventricolo sinistro al sistema delle arterie elastiche e il deflusso di sangue dal sistema delle arterie elastiche verso i capillari, attraverso le arteriole. A lungo termine dipende dal bilancio tra i fattori che tendono a far aumentare la volemia e quelli che tendono a farla diminuire.
La regolazione a breve termine della pressione arteriosa è mediata dal riflesso nervoso barocettivo, a partenza da recettori di pressione che attivano risposte simpatiche e parasimpatiche modulanti sia le resistenze periferiche (regolando il deflusso), sia l’attività cardiaca (regolando l’afflusso). È una regolazione contemporaneamente di tipo omeostatico, in quanto il riflesso barocettivo tende a mantenere costante un certo valore della pressione arteriosa e di tipo comportamentale, in quanto centri nervosi più elevati modulano i centri di integrazione del riflesso barocettivo, definendo quale debba essere il valore di pressione arteriosa da mantenere costante in funzione alle esigenze comportamentali del momento.
In alcune circostanze, riflessi nervosi originati dai chemiocettori dei glomi carotidei e aortici e dai chemiocettori centrali contribuiscono alla regolazione della pressione arteriosa.
La regolazione a lungo termine può essere riassunta nel concetto di diuresi da pressione, corrispondente al risultato finale dell’insieme delle funzioni che determinano il bilancio tra pressione, volemia e diuresi. Le più importanti di queste funzioni sono quelle del sistema renina-angiotensina-aldosterone, dell’ormone antidiuretico e del peptide natriuretico atriale.
Se diamo per compreso il fatto che la pressione arteriosa (i due numerini che ci dice il dottore o il farmacista dopo la misurazione) è quella forza con cui il sangue viene spinto attraversando le resistenze che incontra nei vasi, ci accorgiamo come questa dipenda, oltre che dall’efficienza della pompa cardiaca e dall’elasticità delle pareti delle arterie e dalla resistenza dei tessuti periferici, anche da molti altri fattori, di natura nervosa, chimica, comportamentale …
Abbiamo accennato ai due numeri che rappresentano, a tutti gli effetti, il risultato finale di tutta questa intrigante relazione dai molti protagonisti.
Dall’aorta, fino alle grosse vene cave che portano il sangue all’atrio destro, la pressione subisce continue variazioni.
La pressione sale durante la sistole (contrazione cardiaca) fino ad un valore massimo, pressione sistolica o massima, di circa 120 mmHg e poi scende in maniera monoesponenziale. Il valore minimo, pressione diastolica o minima, di circa 80 mmHg, si determina un attimo prima dell’inizio della nuova sistole, alla fine della fase di riempimento (diastolica).
In generale, quindi, una pressione arteriosa “ottimale”, presenta alla misurazione dei valori di pressione massima di circa 120 mmHg e di pressione minima di circa 80 mmHg, generalmente scritta come: 120/80.
L'ipertensione arteriosa è una condizione caratterizzata dall'elevata pressione del sangue nelle arterie. Questi valori di pressione sopra la norma, compresa tra 140 e 85 mmHg, devono essere costanti e non sporadici. Interessa circa il 30% della popolazione adulta di entrambi i sessi e, nelle donne, è più frequente dopo la menopausa.
L'ipertensione arteriosa, quindi, non è tout court una malattia, ma un fattore di rischio, ovvero una condizione che aumenta la probabilità che si verifichino malattie cardiovascolari (infarto miocardico, ictus cerebrale …).
L'ipertensione arteriosa può essere classificata come primaria e secondaria.
Nell'ipertensione arteriosa primaria (o essenziale), che rappresenta circa il 95% dei casi di ipertensione, non esiste una causa precisa e identificabile.
Nel restante 5% dei casi, invece, l'ipertensione è la conseguenza di malattie, congenite o acquisite, che interessano i reni, i surreni, i vasi, il cuore, e per questo viene definita ipertensione secondaria.
L'ipertensione è una condizione subdola, in quanto - a dispetto delle gravi complicanze a cui può dare origine - è quasi sempre asintomatica. Non è quindi un caso che questa condizione venga spesso descritta con l'appellativo di “killer silenzioso”; l'organismo si abitua progressivamente ai valori sempre un po' più alti, e non manda segnali chiari e inequivocabili al paziente. Per questo, molte delle persone affette da ipertensione non lamentano sintomi, anche in presenza di valori pressori molto elevati.
In ogni caso, i sintomi legati all'ipertensione arteriosa non sono specifici, e per questo sono spesso sottovalutati o imputati a condizioni diverse. Tra i sintomi più comuni rientrano:
Mal di testa, specie al mattino
Stordimento e vertigini
Ronzii nelle orecchie (acufeni, tinniti)
Alterazioni della vista (visione nera, o presenza di puntini luminosi davanti agli occhi)
Perdite di sangue dal naso (epistassi)
Nei casi di ipertensione secondaria, ai sintomi aspecifici possono associarsene altri, più specifici, dovuti alla malattia di base.
La scarsità dei sintomi e la loro aspecificità sono il motivo principale per cui spesso il paziente non si accorge di avere la pressione alta. Per questo è fondamentale controllarla periodicamente: fare diagnosi precoce di ipertensione arteriosa significa prevenire i danni ad essa legata e, quindi, malattie cardiovascolari anche invalidanti.
Quali fattori predispongono le persone a questa condizione?
Familiarità: la presenza, in famiglia, di soggetti ipertesi aumenta la probabilità che un paziente sviluppi ipertensione arteriosa.
Età: la pressione arteriosa aumenta con l'avanzare dell'età, per effetto dei cambiamenti che si verificano a carico dei vasi arteriosi (che, invecchiando, diventano più rigidi).
Sovrappeso: sovrappeso e obesità, attraverso meccanismi diversi e complessi, si associano ad un incremento dei valori pressori.
Diabete
Fumo: il fumo di sigaretta altera acutamente i valori di pressione arteriosa (dopo aver fumato, la pressione resta più alta per circa mezz'ora); a questo, si associano i danni cronici che il fumo induce sui vasi arteriosi (perdita di elasticità, danno alle pareti vascolari, predisposizione alla formazione di placche aterosclerotiche).
Disequilibrio di sodio e potassio: mangiare cibi troppo salati ed, in generale, una dieta troppo ricca di sodio o troppo povera di potassio, possono contribuire a determinare l'ipertensione arteriosa.
Alcool: un consumo eccessivo di alcoolici (più di un bicchiere al giorno per le donne, due per gli uomini) può contribuire all'innalzamento dei valori pressori, oltre che danneggiare il cuore (che, per effetto del troppo alcool, tende a dilatarsi e a perdere la sua funzione di pompa, con gravi conseguenze su tutto l'organismo).
Stress: lo stress (fisico ed emotivo) contribuisce al mantenimento di valori di pressione più alti.
Sedentarietà.
A guardare bene, molti dei fattori predisponenti l’ipertensione sono facilmente controllabili da uno stile di vita sano. Uno stile di vita che preveda attività motoria e alimentazione consapevole. La storia di Antonino è paradigmatica in questo caso.
Antonino inizia la sua diatriba con “la pressione” nel 2013.
Periodicamente, vista la “delicatezza” del suo lavoro, viene controllato dal punto di vista medico e, ovviamente, tra gli altri il parametro “pressione arteriosa” deve essere nella norma.
Ha uno stile di vita attivo, un’alimentazione, in rapporto alla media nazionale, che definisce “sana”, non fuma e beve poco/nulla. Presenta familiarità a problematiche cardiovascolari e anche all’ipertensione.
Ricordo bene quella sera, lo vidi arrivare in palestra decisamente (e soprattutto stranamente) affranto, testa bassa, passo strascicato; mi racconta che durante la visita lavorativa gli hanno riscontrato valori anomali alla misurazione della pressione e, pur continuando a lavorare dovrà, dopo due mesi, ripresentarsi al controllo e nel caso il problema si ripresenti, affidarsi alla cura farmacologica e, quantomeno inizialmente, avere delle modifiche anche lavorative.
Un uomo distrutto, ha già parlato con il suo medico curante che non vede altra soluzione della terapia farmacologica ipertensiva.
“Anto, abbiamo due mesi, perché non proviamo ad analizzare con attenzione il tuo stile di vita, il tuo allenamento e vedere se riusciamo a metterci una pezza?”.
L’idea diventa la seguente:
>Monitorare quotidianamente il valore della pressione arteriosa
>Colloquio con la nutrizionista della palestra per valutazione parametri ematici, ottimizzazione della dieta ed eventualmente integrazione appropriata
>Controllo del programma di allenamento e valutazione di eventuali modifiche e/o integrazioni.
Non abbiamo moltissimo tempo, decidiamo di partire immediatamente.
L’allenamento di Antonino verteva particolarmente sul lavoro muscolare, con cicli alternati di forza e ipertrofia; decidiamo di resettare il tutto, spostando il tiro su un training di più ampio respiro che, pur mantenendo in parte l’utilizzo di sovraccarichi, ha il focus sull’implemento della funzione cardiorespiratoria.
Vengono proposte tecniche di controllo dello stress e di abbassamento del tono del SNA.
Anche a livello nutrizionale si attuano alcuni cambiamenti, probabilmente la sensazione di mangiare in maniera “sana”, non corrisponde precisamente alla realtà .
Antonino mette nel programma tutto se stesso; con maniacale devozione misura i parametri pressori quotidianamente e dedica almeno quattro sedute settimanali all’allenamento, non disdegnando anche qualche passeggiata nel fine settimana.
I risultati sono strabilianti e, al controllo dopo i due mesi, i valori sono perfetti, testimoniati anche dall’andamento delle misurazioni giornaliere.
Il medico del lavoro consiglia assolutamente di mantenere il percorso iniziato, mantenendo sporadici controlli della pressione.
La sinergia lavorativa tra diverse figure professionali, nella fattispecie il Laureato In Scienze Motorie (Chinesiologo) e il Biologo Nutrizionista, sommata all’abnegazione di Antonino e alla supervisione medica, ha creato un circolo virtuoso del benessere, evidenziando come l’approccio alla Salute multifattoriale e non solo squisitamente farmacologico, sia estremamente potente, versatile e generi una piacevole consapevolezza in chi lo “subisce”.
Ma …
Ieri la telefonata.
Dopo 7 anni abbondanti ho risentito Antonino demoralizzato. L’annuale visita lavorativa ha, per la prima volta dal 2013, riscontrato anomalie nei livelli della pressione. Il periodo è comunque stressante, le recenti abbuffate natalizie possono aver lasciato il segno, i 60 anni che si avvicinano dicono sicuramente la loro, ma … da 3 mesi la palestra è chiusa e, pur mantenendo qualche camminata e una vita attiva, Antonino non ha più potuto allenarsi con costanza.
Non posso dire se quella dell’allenamento possa essere, in questo caso particolare, la variabile decisiva; posso affermare con sicurezza , però, che ha un peso fondamentale, dal punto di vista organico, da quello comportamentale e, non in ultimo, da quello psicologico.
L’allenamento in palestra, in mano a veri professionisti, ha un peso fondamentale. Questo è innegabile.
Da oggi Antonino “c’ha la pressione” e vede le sue pastiglie già sul comodino, però ci proviamo lo stesso: accorgimenti nutrizionali, i soliti, ma con più attenzione, camminate o bike stazionaria tutti i giorni, vita quanto più possibile attiva, cercare di tenere lo stress sotto controllo (e il movimento in questo è maestro); abbiamo ancora due mesi, sarà molto più dura.
La palestre sono chiuse e moltissimi Antonino stanno combattendo le loro battaglie da soli; non indago sul giusto o sbagliato, ma prendo atto di come, pur con tutti i limiti legati al momento, la Salute non sia una priorità per questo paese.
Federico Saccani
Scienze Motorie AMPA
Osteopata DO
Mental Trainer
Palestra Stile Libero – Finale Ligure
"Giusto e sbagliato sono pastoie per asini" Detto Zen
Testi e siti consultati:
_ Fisiologia Medica (Edi Ermes)
_ Fisiologia dell’Uomo (Edi Ermes)
_www.my-personaltrainer.it
_ www.humanitas.it
_ immagine tratta da www.facebook.com