>L’OSTEOPATIA CAMBIA LA VITA<
Domani diventerò Osteopata. Lo considero un bel punto di partenza, un bel trampolino di lancio e, detto a quasi 45 anni, forse la cosa suona un po’ paradossale, ma come chi leggerà fino in fondo queste righe potrà accorgersi, in questo mio “traguardo accademico” molte sfaccettature sono un po’ ai limiti e quindi, nulla di cui stupirsi.
Sono e sono sempre stato un nerd da letteratura fantasy.
Ho caratterizzato l’adolescenza divorando libri e immergendomi nei mondi elaborati dalla mia mente, rendendo reali fiumi di parole, costruendo luoghi fantastici, immaginando volti, corpi, strade e città in modo, forse, da sentirmi a casa, in pace e protetto quando il mondo sembrava volesse aggredirmi, quando la vita, in tutto il suo giovanile furore, entusiastico e terribile, si palesava ai miei occhi e, innegabilmente, non ero ancora pronto per conoscerla.
Sono stato guerriero, maestro d’arme, vendicatore solitario e tenebroso, traendo linfa vitale ed energia emotiva dal tuffo (empatico) in questi personaggi, pur non essendone mai completamente affascinato, senza una completa soddisfazione. Era un’altra la figura che mi chiamava: il mistico, “mago”, avvolto perennemente nel mantello ed incappucciato ad occultare il volto, un bastone nodoso in mano, dal quale trarre il legame con gli elementi per formulare gli incantesimi.
Mi “vedo”, ancora oggi, chiuso nella stanza all’ultimo piano della torre più oscura del castello ad osservare, studiare e cercare di comprendere i misteri del mondo ... un Druido, sciamanico personaggio, studioso di arti occulte, arcane ed enigmatiche.
Non sarei troppo lontano dalla verità se dicessi che il mio primo passo di avvicinamento allo studio dell’osteopatia sia legato proprio al voler “assomigliare” a questo tipo di figura, lo considero un retaggio, un po’ infantile forse, lasciatomi da ore di piacevole e indimenticata lettura.
Quindi, probabilmente, tutto inizia da questo antefatto, da questa voglia di conoscenza “superiore”, da questo voler essere fuori da uno schema predeterminato, essere la variabile impazzita, colui che spariglia le carte, colui che, con scienza, coscienza e conoscenza applica un’arte. Un paradosso e, l’osteopatia è paradossale, nel senso etimologico più profondo “para-doxa”, al lato delle opinioni normalmente accettate come vere: è indagine parcellare, ricerca continua, studio minuzioso, presenta una solida base scientifica (anatomia e fisiologia in primis), ma si fonda su ciò che abbiamo di più personale, la nostra sensibilità, il nostro tocco, le nostre mani.
Tutto ciò è diventato, nel tempo, una sfida con me stesso, anzi, soprattutto una sfida con la vita, una sorta di rivalsa, una ricerca di più attenzione, quindi “ad-tendere”, tendere verso qualcosa, un mirino puntato sulla realizzazione di sé, “l’illuminazione” che si raggiunge percorrendo una Via; e altro cos’è l’osteopatia se non Osteo-Path, sentiero dell’osso? Proprio questa via.
Ecco, quando si dice che studiare osteopatia cambia la vita, ci si riferisce proprio a questo, non a chissà quali mirabolanti avventure, ma semplicemente all’intraprendere un nuovo percorso, una nuova strada che, anche qui paradossalmente, ci riporterà al punto di partenza, ma decisamente migliori.
“Ciò da cui si parte è ciò a cui si arriva”, possiamo riassumere così questi anni di studio, solo che adesso guardo con occhi diversi e ciò che mi circonda ha un sapore diverso, profumi diversi, suoni diversi; questa prospettiva laterale, questo “scostare una tenda ed andare oltre” è il regalo che l’osteopatia mi ha lasciato. Adesso spetta a me metterlo in pratica nel miglior modo possibile, coltivarlo come un seme prezioso e farlo crescere; voglio proprio vedere dove tutto ciò mi condurrà, dove il mio “sentiero dell’osso” deciderà di portarmi ... anzi, da bravo Druido, non vedo l’ora di scoprire cosa ci sarà dopo.
Fede
“Tu mi hai condotto qui. È per te che sono venuto” Allanon Druido Supremo
Le foto sono di mia proprietà e rappresentano la mia tesi.
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