Wikipedia

Risultati di ricerca

sabato 6 febbraio 2016

CORRO O SON DESTO? (Attività Motoria vs The Running Dead ... Incursione, forse semiseria, nel variegato mondo del podismo amatoriale)



CORRO O SON DESTO?

(Attività Motoria vs The Running Dead … Incursione, forse semiseria, nel variegato mondo del podismo amatoriale)
Devo ammetterlo.

Sono uno che corre. Ok, non saltate subito alle conclusioni. Sono uno che corre, ma non sono un “Runner” …

Come? Qual è la differenza, dite? Beh, un po’ di pazienza e ci arriviamo.

Il quattro luglio del 2010 sul mio vecchio blog “Run&Motion” (piccola parentesi Run&Motion è la contrazione di tre parole CorsaEmozioneMovimento, ed è anche il nome del team del quale sono presidente) scrissi un post dall’amletico titolo “Runner o no” dove, in maniera piuttosto frettolosa, descrissi il mio modo di approccio al podismo rifiutando l’appellativo di “Runner”: inanellai una serie di motivazioni, dal non utilizzo del GPS fino alla corsa in solitaria, dal non utilizzo di tabelle fino alla partecipazione o meno ad alcune gare. Tutto sommato erano precisazioni piuttosto banali, ma riflettevano già una presa di posizione sicura, un rifiuto; possiamo considerare quel pezzo un embrione di ciò che scrivo oggi: il concetto di fondo rimane valido, pur essendo cambiato in maniera profonda il mondo della corsa (quantomeno quella amatoriale) e, di conseguenza, le cause di questa mia presa di posizione che, ad una prima superficiale vista, potrebbe sembrare un controsenso.

Quindi la differenzazione non è squisitamente semantica, il mio non essere “Runner” definisce proprio una ripulsa ad una categoria di appartenenza, categoria dai foschi e non ben delineati contorni, ma con il denominatore comune di fare le cose a cazzo.

Bene, l’ho detto. Ma dal sottotitolo ci si poteva già, forse, arrivare. Il “Runner” è lo Zombie che vedete correre tutti i giorni, a tutte le ore, con qualunque clima, con lo sguardo serio (il vero Runner … non ride mai!!!), in genere più vestito del dovuto in inverno (tute termiche da fare invidia all’equipaggio di Apollo 15) e pietosamente meno vestito del dovuto in estate, avete capito bene, si, il Runner è quello con la canotta in mano e il flaccido petto nudo (il vero Runner è demuscolato !!!!), inizia a correre perché lo fanno gli altri, vuole fare parte di qualcosa, è colui che ogni 5 passi guarda il cronometro (o GPS, o cardiofrequenzimetro, o qualunque altra cosa; fondamentale è però monitorare); può essere veloce o lento, questa non è la discriminante, il vero segno distintivo è che sa di essere un “Runner” e proprio per questo rifugge da ogni sensatezza riguardante l’allenamento, da ogni nozione vagamente scientifica riguardante l’alimentazione, lui “già sa”; odio ripetermi, ma il vero “Runner” fa le cose a cazzo (e possibilmente in maniera compulsiva).

Tutto ciò mi lascia molto pensare, in questo momento storico la corsa è attività motoria sulla cresta dell’onda, più che mai spinta, sponsorizzata, decantata da tutti i vari guru del benessere, praticata da vip di ogni tipo; ha un appeal non indifferente che, se da un lato l’ha sdoganata da estremo atto sacrificale dell’animo umano (quante volte avete sentito la favola di Fidippide? Quante volte si usa la parola Maratona come sinonimo di fatica inenarrabile?), dall’altro le ha dato un oscuro (quanto non reale) potere taumaturgico (soprattutto psichico) che ha inondato le fragili menti di migliaia di ancora inconsapevoli futuri “Runners”, convincendoli di possedere superpoteri tali da renderli immuni ad ogni tipo di infortunio e, di conseguenza, autorizzandoli a compiere sul loro corpo ogni nefandezza rendendo così “legale” qualsivoglia metodo di auto-tortura, alla quale, con una certa fantasia lessicale, attribuiscono il nome di allenamento.

Va bene, dai, conosciamo tutti il ritornello delle “Endorfine della corsa”. Tutto vero, assolutamente; un processo neurochimico, che ha probabilmente una forte connotazione evolutiva, con il risultato finale di conferire sensazione di piacere ed euforia conseguentemente ad attività motoria di una certa durata ed intensità. Beh, “Runner”, non nasconderti però dietro ad un dito. La tua dipendenza non è “endorfinica”, o almeno non solo, tu sei soprattutto schiavo di un modo di essere, che è quello di  non voler uscire dal seminato, di non voler giocare a qualcosa che non conosci (dimmi un po’ la verità … da piccolo portavi via il pallone e finiva la partita), di non voler sconfinare da un ambiente iperprotetto e iperprotettivo dalle regole poco chiare, ma dal ritorno “mediatico” di condivisione social di sicuro impatto. Questo definisce il “Runner”, l’appartenenza ad una tribù di invasati cazzari con poca voglia di imparare a conoscere il proprio corpo, di giocare e sperimentare con esso, di ascoltare visioni dall’esterno, di contaminare con altro (altre attività motorie) ciò che ritiene suo ed infallibile, forse per decisione divina.

Non fraintendetemi; spesso il “Runner” ha anche un preparatore od un allenatore … solo che poi fa come vuole lui; è come il tizio in palestra che vuole a tutti i costi la scheda – o lascheda, come volete voi; leggete qui: http://www.stileliberoacademy.blogspot.it/search/label/Scheda e poi lo vedi aggrovigliato nei cavi degli attrezzi (attrezzi che sulla “lascheda” non erano segnati, ovviamente). Il concetto è molto più vasto e, a mio avviso, molto più pericoloso.

Il “Runner”, potenzialmente, è la rovina della corsa che, senza ombra di dubbio, è un’attività motoria fantastica; speciale perché ci ha disegnati “Homo”, unica perché come schema motorio di base è quella che per prima ci permette di uscire ad esplorare, di evadere dai confini delle braccia dei nostri genitori, immediata nella sua raffinata e complessa semplicità, integrabile ed integrante qualsiasi altro tipo di motricità, personalizzabile fino a renderla squisitamente nostra. Correre è un po’ come sognare. Ma anche sognare presuppone un certo grado di consapevolezza. Corro E son desto, forse quello sarebbe stato titolo più azzeccato.
Il “Runner” frantuma la particolarità di questa attività perché la segrega in schemi ripetitivi e stereotipati mortificanti quanto di più naturale possa esserci nell’improvvisazione consapevole di un gesto fondante la propria motricità.

Vogliamo perdere il privilegio di poter migliorare il nostro vivere, il nostro essere? Vogliamo perdere l’opportunità di un profondo ed entusiasmante viaggio interiore?

Sarebbe da stupidi.

Termino con un paio di consigli:

Il primo. Ho una “scuola di corsa”. Ecco, subito il commento – ha ha – un po’ alla Nelson dei “Simpson”. Certo, il post è volutamente "pubblicitario". Propongo un metodo, e ci metto la faccia, perchè no?
In effetti “scuola di corsa” è una definizione che mi fa schifo, ma ha la fortuna di poter rendere un’idea immediata, in effetti il Nostro è un gruppo che vuole sognare correndo. O correre sognando. O correre e sognare. Fate voi. La cosa importante è il nostro metterci in gioco, partendo da zero, ma con una voglia matta di esplorare. Chiamateci come volete: sportivi, podisti, corridori, qualunque definizione, ma non “Runners”. Non lo siamo.

Giochiamo con il nostro corpo, utilizzando la corsa, cercando di renderla naturale o “Naturalmente Naturale” e, sperimentando, cerchiamo consapevolezza del nostro “essere” che si muove. Attività motoria completa correndo, o corsa motoriamente completa (oggi sono nei giochi di parole), non Zombie decorticati agonizzanti in preda a Delirium Tremens. La differenza è sostanziale, così come è proprio sostanza quella che proponiamo. Una sostanza che libera, sgancia dalle catene del qualunquismo motorio proposto da santoni tuttologi, radicando il proprio essere, invece, in una profonda analisi del movimento e dell’individuo che lo compie, con acume e conoscenza, con umiltà e semplicità. Seguire l’istinto, quell’istinto che deriva da una profonda consapevolezza di sé.

Se non siete “Runner” … venite a trovarci; le soluzioni non le troverete tra queste righe, sarebbe un po' troppo facile. Seguiteci e vedrete!!!!
Il secondo. Contaminate il più possibile. Poco altro da aggiungere. Il “Runner” corre, punto. Noi corriamo ed esploriamo, corriamo e sperimentiamo, corriamo ed ascoltiamo. Sogniamo

Il terzo. Cercate di sorridere correndo (o correre sorridendo).

L’ultimo. “Correre è lo spazio aperto dove vanno a giocare i pensieri”. (Mark Rowlands). Non dimenticatelo.
BeNatural !!

SL.A.

Le immagini sono state prese (dall'alto in basso) da:



Il logo "Be Natural" è di proprietà di ASD Run&Motion  

Nessun commento:

Posta un commento