CORRO O SON DESTO?
(Attività
Motoria vs The Running Dead … Incursione, forse semiseria, nel variegato
mondo del podismo amatoriale)
Devo ammetterlo.
Sono uno che corre. Ok, non saltate subito alle
conclusioni. Sono uno che corre, ma non sono un “Runner” …
Come? Qual è la differenza, dite? Beh, un po’ di pazienza
e ci arriviamo.
Il quattro luglio del 2010 sul mio vecchio blog “Run&Motion”
(piccola parentesi Run&Motion è la contrazione di tre parole
CorsaEmozioneMovimento, ed è anche il nome del team del quale sono presidente)
scrissi un post dall’amletico titolo “Runner o no” dove, in maniera piuttosto
frettolosa, descrissi il mio modo di approccio al podismo rifiutando l’appellativo
di “Runner”: inanellai una serie di motivazioni, dal non utilizzo del GPS fino
alla corsa in solitaria, dal non utilizzo di tabelle fino alla partecipazione o
meno ad alcune gare. Tutto sommato erano precisazioni piuttosto banali, ma
riflettevano già una presa di posizione sicura, un rifiuto; possiamo
considerare quel pezzo un embrione di ciò che scrivo oggi: il concetto di fondo
rimane valido, pur essendo cambiato in maniera profonda il mondo della corsa
(quantomeno quella amatoriale) e, di conseguenza, le cause di questa mia presa
di posizione che, ad una prima superficiale vista, potrebbe sembrare un
controsenso.
Quindi la differenzazione non è squisitamente semantica,
il mio non essere “Runner” definisce proprio una ripulsa ad una categoria di
appartenenza, categoria dai foschi e non ben delineati contorni, ma con il
denominatore comune di fare le cose a cazzo.
Bene, l’ho detto. Ma dal sottotitolo ci si poteva già,
forse, arrivare. Il “Runner” è lo Zombie che vedete correre tutti i giorni, a
tutte le ore, con qualunque clima, con lo sguardo serio (il vero Runner … non
ride mai!!!), in genere più vestito del dovuto in inverno (tute termiche da
fare invidia all’equipaggio di Apollo 15) e pietosamente meno vestito del
dovuto in estate, avete capito bene, si, il Runner è quello con la canotta in
mano e il flaccido petto nudo (il vero Runner è demuscolato !!!!), inizia a
correre perché lo fanno gli altri, vuole fare parte di qualcosa, è colui che
ogni 5 passi guarda il cronometro (o GPS, o cardiofrequenzimetro, o qualunque
altra cosa; fondamentale è però monitorare); può essere veloce o lento, questa
non è la discriminante, il vero segno distintivo è che sa di essere un “Runner”
e proprio per questo rifugge da ogni sensatezza riguardante l’allenamento, da
ogni nozione vagamente scientifica riguardante l’alimentazione, lui “già sa”;
odio ripetermi, ma il vero “Runner” fa le cose a cazzo (e possibilmente in maniera
compulsiva).
Tutto ciò mi lascia molto pensare, in questo momento
storico la corsa è attività motoria sulla cresta dell’onda, più che mai spinta,
sponsorizzata, decantata da tutti i vari guru del benessere, praticata da vip
di ogni tipo; ha un appeal non indifferente che, se da un lato l’ha sdoganata
da estremo atto sacrificale dell’animo umano (quante volte avete sentito la
favola di Fidippide? Quante volte si usa la parola Maratona come sinonimo di
fatica inenarrabile?), dall’altro le ha dato un oscuro (quanto non reale)
potere taumaturgico (soprattutto psichico) che ha inondato le fragili menti di
migliaia di ancora inconsapevoli futuri “Runners”, convincendoli di possedere
superpoteri tali da renderli immuni ad ogni tipo di infortunio e, di
conseguenza, autorizzandoli a compiere sul loro corpo ogni nefandezza rendendo
così “legale” qualsivoglia metodo di auto-tortura, alla quale, con una certa
fantasia lessicale, attribuiscono il nome di allenamento.
Va bene, dai, conosciamo tutti il ritornello delle “Endorfine
della corsa”. Tutto vero, assolutamente; un processo neurochimico, che ha
probabilmente una forte connotazione evolutiva, con il risultato finale di
conferire sensazione di piacere ed euforia conseguentemente ad attività motoria
di una certa durata ed intensità. Beh, “Runner”, non nasconderti però dietro ad
un dito. La tua dipendenza non è “endorfinica”, o almeno non solo, tu sei
soprattutto schiavo di un modo di essere, che è quello di non voler uscire dal seminato, di non voler
giocare a qualcosa che non conosci (dimmi un po’ la verità … da piccolo portavi
via il pallone e finiva la partita), di non voler sconfinare da un ambiente
iperprotetto e iperprotettivo dalle regole poco chiare, ma dal ritorno “mediatico”
di condivisione social di sicuro impatto. Questo definisce il “Runner”, l’appartenenza
ad una tribù di invasati cazzari con poca voglia di imparare a conoscere il
proprio corpo, di giocare e sperimentare con esso, di ascoltare visioni dall’esterno,
di contaminare con altro (altre attività motorie) ciò che ritiene suo ed
infallibile, forse per decisione divina.
Non fraintendetemi; spesso il “Runner” ha anche un
preparatore od un allenatore … solo che poi fa come vuole lui; è come il tizio
in palestra che vuole a tutti i costi la scheda – o lascheda, come volete voi;
leggete qui: http://www.stileliberoacademy.blogspot.it/search/label/Scheda
e poi lo vedi aggrovigliato nei cavi degli attrezzi (attrezzi che sulla “lascheda”
non erano segnati, ovviamente). Il concetto è molto più vasto e, a mio avviso,
molto più pericoloso.
Il “Runner”, potenzialmente, è la rovina della corsa che,
senza ombra di dubbio, è un’attività motoria fantastica; speciale perché ci ha
disegnati “Homo”, unica perché come schema motorio di base è quella che per
prima ci permette di uscire ad esplorare, di evadere dai confini delle braccia
dei nostri genitori, immediata nella sua raffinata e complessa semplicità,
integrabile ed integrante qualsiasi altro tipo di motricità, personalizzabile
fino a renderla squisitamente nostra. Correre è un po’ come sognare. Ma anche
sognare presuppone un certo grado di consapevolezza. Corro E son desto, forse
quello sarebbe stato titolo più azzeccato.
Il “Runner” frantuma la particolarità di questa attività perché
la segrega in schemi ripetitivi e stereotipati mortificanti quanto di più
naturale possa esserci nell’improvvisazione consapevole di un gesto fondante la
propria motricità.
Vogliamo perdere il privilegio di poter migliorare il
nostro vivere, il nostro essere? Vogliamo perdere l’opportunità di un profondo
ed entusiasmante viaggio interiore?
Sarebbe da stupidi.
Termino con un paio di consigli:
Il primo. Ho una “scuola di corsa”. Ecco, subito il
commento – ha ha – un po’ alla Nelson dei “Simpson”. Certo, il post è volutamente "pubblicitario". Propongo un metodo, e ci metto la faccia, perchè no?
In effetti “scuola di corsa” è
una definizione che mi fa schifo, ma ha la fortuna di poter rendere un’idea
immediata, in effetti il Nostro è un gruppo che vuole sognare correndo. O correre
sognando. O correre e sognare. Fate voi. La cosa importante è il nostro metterci
in gioco, partendo da zero, ma con una voglia matta di esplorare. Chiamateci come
volete: sportivi, podisti, corridori, qualunque definizione, ma non “Runners”.
Non lo siamo.
Giochiamo con il nostro corpo, utilizzando la corsa,
cercando di renderla naturale o “Naturalmente Naturale” e, sperimentando,
cerchiamo consapevolezza del nostro “essere” che si muove. Attività motoria
completa correndo, o corsa motoriamente completa (oggi sono nei giochi di
parole), non Zombie decorticati agonizzanti in preda a Delirium Tremens. La
differenza è sostanziale, così come è proprio sostanza quella che proponiamo.
Una sostanza che libera, sgancia dalle catene del qualunquismo motorio proposto
da santoni tuttologi, radicando il proprio essere, invece, in una profonda
analisi del movimento e dell’individuo che lo compie, con acume e conoscenza,
con umiltà e semplicità. Seguire l’istinto, quell’istinto che deriva da una
profonda consapevolezza di sé.
Se non siete “Runner” … venite a trovarci; le soluzioni non le troverete tra queste righe, sarebbe un po' troppo facile. Seguiteci e vedrete!!!!
Il secondo. Contaminate il più possibile. Poco altro da aggiungere.
Il “Runner” corre, punto. Noi corriamo ed esploriamo, corriamo e sperimentiamo,
corriamo ed ascoltiamo. Sogniamo
Il terzo. Cercate di sorridere correndo (o correre sorridendo).
L’ultimo. “Correre è lo spazio aperto dove vanno a
giocare i pensieri”. (Mark Rowlands). Non dimenticatelo.
BeNatural !!
SL.A.
Le immagini sono state prese (dall'alto in basso) da:
Il logo "Be Natural" è di proprietà di ASD Run&Motion
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