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martedì 25 gennaio 2022

SCIENZE MOTORIE E PALESTRA

 >SCIENZE MOTORIE E PALESTRA<


Ho notato, girovagando in questi giorni di obbligato fancaxxismo, sulle pagine social che si occupano di “educazione al movimento”, definizione che lascia spazio a tante realtà legate alla formazione in ambito motorio, quindi non solo vincolate al percorso universitario, ho notato, dicevo, ancora, trita e ritrita, la sempre più noiosa polemica riguardante la facoltà di Scienze Motorie e la spendibilità, contrapposta al “brevetto da istruttore” di una disciplina specifica, del titolo accademico nell’ambiente palestra,

Da un lato la moltitudine di istruttori, chi pluribrevettato, chi con esperienza pluriennale, chi senza arte né parte e dall’altro un'altrettanta folla laureata, chi con specializzazione, chi con esperienza, chi con entrambe e chi anche qui, ovviamente, senza arte né parte.

Mi sento sempre un po’ tirato in causa in queste discussioni (spesso anche molto animate), pur non intervenendo mai; considero molto limitata e limitante la possibilità di dialogo tastiera-mediata, quindi approfitto di questo mio spazio per condividere la mia opinione, che sia richiesta o meno.

Esiste, da febbraio 2021, un Decreto Legge che istituisce la figura del “Chinesiologo”.

Il “Chinesiologo” è chi ha ottenuto una Laurea in Scienze Motorie e si divide in “Chinesiologo di Base”, per il Laureato Triennale, “Chinesiologo delle Attività Preventive e Adattate”, Chinesiologo Sportivo” e "Manager dello Sport per le varie specializzazioni della Laurea Quinquennale (Magistrale). Fin qui nulla di strano, a parte il nome “Chinesiologo” che pur avendo un etimo nobile “Studioso del Movimento”, lo trovo cacofonico oltre che limitante la professione che non è esclusivamente quella di studiare il movimento, ma soprattutto di insegnarlo. Ma questi sono particolari e, più che altro, mie manie.

La diaspora cerebrale tra laureati e non riguarda precisamente la possibile esclusività del Chinesiologo come insegnante di attività motorie in palestra, nella fattispecie come “Personal Trainer”.

Ovviamente il decreto legge è appositamente confusionario, da un lato le pressioni “chinesiologhe” dall’altro quelle del Coni (dispensatore di diplomi e brevetti tramite le EPS, enti di promozione sportiva) e scribacchia un po’ a caso, definendo la professione e i limiti di competenza; in effetti NON elargisce una condizione di esclusività del laureato, anche se ne evidenzia la necessarietà, sottoponendo al suo controllo responsabile l’attività proposta da istruttori brevettati.( https://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato1518613.pdf ) ( https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2021/03/18/21G00043/sg ). Non entro nel merito del decreto, delle scelte fatte e di, probabilmente “all’itagliana”, come verranno fatte rispettare.

I miei due cent. 

Premesso che ritengo assolutamente indispensabile la presenza di enti formatori extrauniversitari (se non fossero gestiti dalla “mafia-coni” preferirei, ma credo che ormai sia impossibile) vista la mole di proposte motorie presenti sia in ambito fitness sia in ambito sportivo o silmil-sportivo, e quindi appoggio con favore la presenza di istruttori con specifica formazione, particolarmente in quelle discipline dove l’abnegazione quotidiana diventa un vero e proprio “vivere per”, mi riferisco per esempio allo Yoga o alle Arti Marziali, ma anche in generale, dove una formazione specialistica offre sicuramente un potenziale didattico importante e più precisamente declinato sull’attività in oggetto rispetto ad una preparazione ovviamente “più generale” che può offrire un corso universitario.

Non sono neanche uno di quelli che vorrebbe i corsi di formazione in ambito motorio riservati ai soli Chinesiologi (o studenti del ccorso di laurea); credo invece che, quantomeno fino ad un certo livello (mi riferisco soprattutto alla parte di riatletizzazione e ripristino delle qualità motorie post infortunio/riabilitazione, o alla preparazione “atletica” pre trattamento chirurgico, che considero competenza esclusiva del Chinesiologo), la possibilità della formazione, anche di ottima qualità debba essere alla portata di chiunque abbia sufficiente impegno e passione per poterla coltivare. Il confronto con molte realtà e retaggi di studio diversi non può essere altro che un arricchimento per tutti.

Inutile, poi, nascondersi dietro ad un dito, la formazione accademica in ambito motorio fa acqua da quasi tutte le parti: docenti svogliati e poco aggiornati, spesso buttati a coprire ore con materie che non masticano alla perfezione, programmi stantii e ormai anacronistici, riduzione del lavoro pratico a scapito di una (inutile e non spendibile) iper-medicalizzazione … potrei andare avanti ancora. Sono tutte cose che vedo nel quotidiano, anche perché la mia palestra “Stile Libero” è azienda convenzionata, ormai da 4 anni, con l’Università degli Studi di Genova, facoltà di Medicina e Chirurgia, corso di Laurea in Scienze Motorie (triennale e magistrali sportiva e adattata) come centro dove gli studenti possono eseguire il tirocinio formativo. Io credo che siano tirocinanti fortunati quelli che passano da noi; ma questo non c’entra.

Mi accorgo dello smarrimento dei ragazzi: chi è avvezzo al lavoro in palestra, magari si allena con i pesi, non è in grado di vedere oltre quello e fatica ad avere una mentalità aperta rispetto ad altre tipologie di condizionamento fisico, o chi fa il preparatore atletico del calcio ha poca dimestichezza con lavori specifici con sovraccarichi, o chi gioca a tennis non sa dove cominciare a far muovere un anziano con dolori lombari ecc … C’è grande difficoltà nel rendere una importante mole di conoscenze teoriche in un qualcosa di pratico.

Ed è un problema. Ed è qui che il “brevettato” trionfa; magari ha meno conoscenza teorica, ma è più applicativo. ed è qui che i due mondi potrebbero incontrarsi, ma vabbé, qui entriamo nel regno della fantasia.

E quindi?

Intanto sarebbe necessaria una riforma universitaria. Ma qui noi possiamo fare poco. 

Quello su cui abbiamo potere, è sulla nostra mentalità. 

Ecco, se devo trovarmi un pregio (sono veramente pochi, quindi faccio in fretta), quello è la mia capacità di aver avuto una considerazione del mio campo di studi, enorme. Non ho mezzi fisici eccelsi, tutt’altro, non ho capacità motorie straordinarie, ma sono sempre stato, anche durante il percorso accademico, estremamente curioso: sia a livello pratico che teorico. Ero veramente affascinato, lo sono tutt'ora, pur avendo allargato i miei ambiti operativi. L’università mi ha dato un campo sconfinato sul quale sperimentare, io ero lo “scienziato pazzo”, ma ero pure la cavia; cercavo veramente di imparare..

L’Università offre una “visione”, apre gli orizzonti, plasma le menti e dona una capacità di discernimento senza pari, ma deve essere affrontata a viso, ma soprattutto a cuore aperto, senza sentirsi mai arrivati e considerando che probabilmente non si arriverà mai.

Questo è stato il più grande (non l’unico, ma sicuramente il più importante) insegnamento che ho cercato di trasmettere ai ragazzi che come tirocinanti/collaboratori sono passati da Stile Libero, ho dato loro la possibilità di sperimentare, di mettersi in gioco e di trovare una propria dimensione nell’Universo motorio. Cercare di trovare una possibilità di far muovere le persone indipendentemente da ciò che propone la moda o che si vede nelle “App”; questo distingue il “Chinesiologo”, la capacità di uscire dal seminato, dallo standard, dallo specifico, trovando comunque un senso a ciò che si sta facendo. E quel senso null’altro è che il Movimento.

“L’allenamento non opera su un oggetto, ma sullo spirito e sulle emozioni di un essere umano. per agire su sfere così delicate occorrono intelligenza e discernimento” (Bruce Lee).

Concludendo: Il Chinesiologo e l’Istruttore in palestra possono senza dubbio essere la stessa persona, ma nell’ottica di laurea vs brevetto, possono senz’altro collaborare proficuamente. Le armi del laureato sono molte e molto più affilate, ma deve imparare ad usarle in maniera ottimale e può farlo solamente ampliando le proprie visioni e togliendo i paraocchi. Anche nelle attuali (disperate) condizioni, l’università è in grado di offrire questa possibilità. 

Se dobbiamo parlare specificatamente di Personal Trainer, quindi potenzialmente un individuo in grado di offrire il ventaglio più ampio di proposte motorie in palestra, credo che qui la differenza in favore del Chinesiologo sia più che evidente (per tutte le ragioni enunciate sopra).

La palestra è ancora un ottimo bacino di lavoro per il Laureato in Scienze Motorie (nonostante la crisi innegabile del settore) e immagino possa diventarlo ancor di più se viene considerata un luogo di Salute più che una officina di costruzione muscolare e/o organica. Il ruolo del Chinesiologo nella società è indispensabile e, in quest’ottica salutogenica, quindi anche preventiva, ancor di più.

La laurea è una garanzia? Beh, dimostra che hai iniziato e terminato un percorso e, per me, questa è già una sorta di garanzia, quantomeno di impegno (certo che se per fare 3 anni ne impieghi 10 … 😅). Non assicura competenza, quello è evidente, ma quella non è possibile averla garantita a priori da nulla. Offre la grossa possibilità di diventare un professionista completo e, in prospettiva, questa è una importante garanzia.

Fede

Dott. Magistrale in Scienze Motorie - Chinesiologo dell’Attività Preventiva e Adattata

Osteopata DO

Mental Trainer certificato Associazione Italiana Psicologia dello Sport (AIPS)

Immagine tratta da:

www.almalaurea.it 


venerdì 21 gennaio 2022

QUIETE

 >QUIETE<



Liberi pensieri quarantenici. 

“Il riposo è alla base della Salute.

Riposate tanto quanto non riposate.

Rubate il tempo per stare da soli con la Salute.

Siate ricettivi al risanamento da parte dell’Amore” (J. Jealous)

Etimologicamente la parola “Quiete” rimanda al concetto di “Riposo”: lo stato di chi riposa dalla fatica, calma, sicurezza d’animo, ma anche un’assenza di turbamento, uno stato di tranquillità, di silenzio.

La definizione “da vocabolario” non deve però trarre in inganno; non commettiamo l’errore di far cristallizzare il significato delle parole, ma facciamo sì che esso sia mobile, fluido, come una mente curiosa.

Quiete, in questo contesto quindi, è ben distante da “stare fermi”, d’altronde anche una energica camminata può indurre, durante la sua esecuzione, un profondo stato di Quiete.

Quiete è quindi una condizione mentale di profonda calma, di silenzio interiore, assenza di disturbo; è “MuShin” (無心) “No Mente”, una condizione rappresentata nel buddismo Zen come “Mente Piena di Vuoto”, non come mente vuota, anzi.

Ora ci siamo, Quiete non è rimanere sdraiati sul letto a fissare il soffitto, magari in una condizione di “stasi fisica”, ma dilaniati da pensieri e preoccupazioni, bensì la condizione di riposo psico-fisica indotta da uno stato mentale rilassato, calmo, amorevole, risanatore. Su “risanatore” si aprirebbe un discorso lunghissimo; diciamo semplicemente che è condizione fondamentale dello stato di Quiete, l’abbraccio placentare in cui possiamo evolvere, espandere la nostra coscienza, ritrovare noi stessi.

D’altronde anche in Osteopatia il concetto di Quiete (Stillness) è assimilato a un qualcosa di attivo (Quiete dinamica) “Il Silenzio è il giardino, lo “Stillness” è la pioggia” (J.Jealous), qualcosa che lavora per la Salute, che “risana”, un modo per fermarsi nel vuoto anche senza stare fermi: “Lo Stillness fa maturare il frutto” (J.Jealois).

Sto vivendo, da qualche giorno, la piacevole sensazione di distacco dal mondo fisico, quantomeno come “attivo partecipante” della quotidianità sociale. Sottolineo “mondo fisico” perché ancora non ho trovato nessuno capace di rendermi impossibile la frequentazione di un mondo etereo, ma ben presente, la capacità di librarmi in viaggi onirici ma reali allo stesso tempo: ero seduto un momento fa su aride rocce ai confini di un rovente deserto sabbioso, bevevo avidamente salubri gocce rossastre da un frutto misterioso, talmente fresco da catapultarmi, un istante dopo, alle pendici di una ripida montagna innevata, pronto ad una scalata impegnativa. Potrei continuare ore.

La Quiete anima le mie giornate, tutt’altro che ferme. Ho ritrovato la possibilità di lettura e studio in tempi dilatati, senza frenesia, godendo di ogni pagina, anzi, di ogni riga sfiorata dai miei occhi, il piacere di perdermi su un capoverso e pensare alle implicazioni che quella sequela ordinata di parole può avere su chi le legge o su chi le comprende (che spesso non sono la stessa persona). Ascolto parecchio: i rumori della strada, il russare del cane (che non mi molla un istante, anche lei grata per questo tempo condiviso) quando è in Quiete e quando ha invece attenzione pur dormendo; Paride (quarantenato anche lui) che studia, con il suo concetto di Quiete che, riducendolo ai minimi termini di 25 anni di differenza d’età, è straordinariamente uguale al mio (ma non potrebbe essere diverso, a pensarci bene); l’energia incontenibile per qualsiasi altro corpo umano di Marina, che riesce ad essere in più luoghi contemporaneamente pur non muovendosi di un millimetro, incredibile; i rumori della casa, dei muri., del tetto, oggetti apparentemente inanimati, ma colmi di una vita strabordante. Osservo con attenzione, dalla comoda finestra dei social, i deliri dei miei simili. Osservo e fatico a capire la vacua patinatura delle finzioni vendute come verità, la rincorsa ad una autopromozione che suona tanto di autoaccettazione, la violenza, urlata silenziosamente con sgrammaticate parole lampeggianti su uno schermo, che inneggia al rifiuto del pensiero, della critica, del dubbio, della scelta.

“Il Riposo è un rifugio nel mondo interiore” (J.Jealois).

Mi sto riposando molto, in una Quiete risanatrice, non tanto (anche quello) da una determinata patologia, quanto dall’inquinamento sensoriale a cui, inconsapevolmente, siamo esposti quotidianamente. Non si riesce ad averne completamente idea (per chi è avvezzo a pratiche meditative e/o energetiche è più semplice avere un po’ di consapevolezza) fino a quando non si riesce a staccare completamente la spina; è come scostare un velo e avere la possibilità di guardare oltre. Finalmente riesco a sentirmi bene, ma proprio bene, in profondità e, purtroppo (o per fortuna) questo diventa un segnale che condizionerà i miei impegni futuri perchè sarebbe veramente stupidi lasciarsi trascinare in una voragine di routinante compulsività, rinunciando a questa possibilità di visione.

Ora continuo a godermi questi giorni di assoluta pace, cercando ancor più distacco materiale e nutrendomi dell’Amore incondizionato che anima le mie ore; dovrò inevitabilmente riflettere sul futuro perché, come spesso ho ripetuto in questo ultimo periodo, questo è, più che mai, il tempo delle scelte. E, per quanto possa essere possibile nella vita di oggi, scelgo la Quiete.

“L’unico Zen che puoi trovare in cima alle montagne è lo Zen che porti lassù” (R.M.Pirsig)

Respira e Rilassa.

Fede

L'immagine è tratta da:

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