Primo articolo.
Siamo quasi emozionati.
Un inizio in punta di piedi, quasi timido, con un argomento per nulla scontato e che, sicuramente, in futuro verrà trattato con maggior attenzione e in maniere più profonda. Per adesso ci limitiamo ad una piccola introduzione, così, per rompere il ghiaccio ...
Lattato … Chi era costui?
Parafrasando il Don Abbondio Manzoniano, cerchiamo di
introdurre e rendere comprensibile un argomento spigoloso, difficile, ma
sicuramente affascinante che, immancabilmente, fa capolino nelle discussioni
tra sportivi, subendo le più inimmaginabili definizioni, le più fantasiose
interpretazioni ed attribuendogli ogni qualsivoglia dolore (ho le gambe piene
di lattato … a chi non è capitato dirlo o sentirlo dire anche a giorni di
distanza dalla prestazione?).
Vediamo come stanno le cose, presentando al
pubblico una figura mitica, dai contorni mistici, tutti sanno che c’è senza chiedersi o meno della sua esistenza,
nessuno l’ha mai vista ed in pochi sanno a cosa serve (una professione di fede,
insomma); signori e signore ecco a voi Ms. Soglia Anaerobica!!!!
Soglia Anaerobica
Questo non è un trattato di fisiologia, non ci soffermeremo
troppo su questo argomento che da solo vale già la scrittura di un libro.
Possiamo dire che storicamente la S.A. viene definita come
la zona di passaggio tra la prestazione coperta dal metabolismo energetico aerobico
a quella in cui interviene anche quello anaerobico lattacido. In linea di
massima la situazione così esposta è piuttosto comprensibile ed evidenzia un
parametro ben delineato e di fondamentale importanza. Le cose, però, non stanno
proprio così. Conosciamo quella che viene definita “Compartecipazione Energetica”, di come
cioè i metabolismi energetici che intervengono per far funzionare la macchina umana (aerobico, anaerobico
alattacido, anaerobico lattacido) collaborino sempre alla produzione di ATP (e quindi, indirettamente, di energia) per
il movimento, quindi questa “barriera” così netta non ci convince molto. Negli
anni numerosi studiosi si sono prodigati nell’indagare questo parametro, con
presupposti teorici e metodi di analisi diversi: si sono evidenziati meccanismi
funzionali (ventilatori, cardiaci) ed ematici (lattato, pH …) ognuno con il
proprio protocollo di valutazione (soglia ventilatoria, soglia lattacida (4
mMol), velocità di soglia, OBLA-Onset Blood Lactate Accumulation, ecc …),
mentre altri hanno identificato una zona di transizione aerobica-anaerobica in
un processo integrato d’equilibrio tra la velocità di diffusione del lattato
nel sangue e la sua rimozione (MaxLaSS – Massimo Lattato allo Stato Stazionario
o Steady State). Questa
definizione è quella che ci sembra più opportuno considerare. Praticamente, in
condizione che possiamo considerare completamente aerobiche (una passeggiata
tranquilla sul lungomare), tutto l’acido lattico che si forma nei muscoli e
viene ceduto al sangue viene rimosso da quest’ultimo e ceduto ad altri organi e
tessuti; questo avviene allo stesso passo della produzione, in modo da non far
aumentare il livello assoluto di lattato nel sangue. Se aumenta lo sforzo, la
velocità di produzione e di accumulo dell’acido lattico aumenta, ma con essa
aumenta anche la velocità di rimozione, che permette di mantenere un relativo
equilibrio tra le due fasi. Se l’intensità dello sforzo aumenta ulteriormente,
raggiunto un certo limite, la capacità di rimozione arriva ad un suo tetto
massimo, al quale l’accumulo e la rimozione di lattato sono ancora in
equilibrio. Questo limite corrisponde al MLSS (Massimo Lattato in Steady
State), cioè alla vera e propria soglia anaerobica. Andando oltre, la velocità
di produzione supererà inesorabilmente quella di rimozione, determinando un
progressivo accumulo di acido lattico nel sangue fino a disturbare, ad
“intossicare” la contrazione muscolare rendendo inevitabile una diminuzione di
intensità dello sforzo.
Ovviamente tutto ciò non è standardizzabile, ma deve essere applicato alla varibilità umana, in tutte le declinazioni vogliamo definirla.
L'abilità del preparatore atletico (o Athletic Trainer, come preferiamo noi) sta proprio nell'ottimizzare questo parametro per ogni sportivo e, quando necessario, indagarlo, ma senza, a nostro avviso, renderlo un dato fondamentale sul quale costruire tutto il programma di allenamento. Ritorneremo in altri articoli su come costruire un programma di preparazione atletico/sportiva efficace, funzionale, moderno e scientifico.
Acido lattico vs lattato
Una precisazione. L’acido lattico ed il lattato sono
composti chimici diversi. L’acido lattico è un acido con formula chimica bruta
C3H6O3. Il lattato è un qualunque sale dell’acido lattico. Quando l’acido
lattico rilascia H+ (ione idrogeno), il composto restante si unisce con Na+ o
K+ (ione sodio o ione potassio) per formare un sale. La glicolisi anaerobica
produce acido lattico, che però si dissocia velocemente, formando un sale, il
lattato. Per questo motivo, anche se commettendo una imprecisione, i due
termini sono spesso utilizzati come sinonimi.
SL.A.
SL.A.
Fonti consultate:
Alimentazione nello sport - Katch-Katch-McArdle - Casa editrice Ambrosiana 2001
Metodologia della preparazione fisica - Gollin - Elika editrice 2014
Progettare l’allenamento sportivo - Gollin-Vona - Libreria Cortina Edizioni 2004
Fisiologia dell’esercizio fisico e dello sport - Wilmore-Costill - CalzettiMariucci Editori 2005
Fisiologia umana - Alloatti et. Al. - Edi Ermes 2002
Fondamenti di biochimica dell’esercizio fisico - Houston - CalzettiMariucci Editori 2008
Triathlon- D'Amen-Benelli - CalzettiMariucci Editori 2002
Dalla parte del ciclismo - Bonarrigo-Sassi - Sperling & Kupfer Editori 2004
L'immagine è tratta da wikipedia.org